Ennesimo capitolo dell'esperimento che sta egregiamente conducendo il dinamico Josh Homme, voice dei Qotsa, ex Kyuss ecc. Voglio dare quindi un seguito all'ottimo lavoro eseguito da djd con le desert session 5 & 6, sfornando le eccentriche "7 & 8".
Premetto subito che non si tratta di stoner rock puro, ma di un genere talmente innovativo che poteva uscire solo dalla mente di "The Genius Child Brain".

Si aprono le danze con la cantilena "Don't Drink Poison", simile ad un lamento ti percuote i timpani con i suoi tamburi e i suoi mandolini, cori forsennati di anime si susseguono per tutto il brano. Attenzione che è in arrivo Mark Lanegan con la celestiale "Hanging Tree", versione sorniona dell'omonima traccia presente su "Song For The Deaf" dei Qotsa: semplicemente sublime.
3° brano: "Winners" è una microtraccia di transizione abbastanza inutile a mio avviso, ma che introduce la cattiva "Polly Wants A Crack Rock", brano abbastanza punkeggiante e allo stesso tempo molto sperimentale, con una voce in background che ansima ed emette versettini ambigui.
Chiude la parte "Desert Session 7" ed apre la "Desert Session 8", la graffiante voce di Natasha Schneider (ex Eleven) con "Up In Hell"e "Nenada", ballate ipnotiche e ripetitive molto orientaleggianti, strane al primo ascolto, quasi noiose, ma molto espressive con un ascolto più attento (frase scontata ma vi assicuro che è così)!
Continua il labirinto di suoni con "The Idiots Guide" e "Interpretive Reading". La prima è un classico brano stoner alla Qotsa, ed infatti alla voce troviamo proprio il grande Josh, inutile fare commenti; la seconda è un inquietante coro eseguito dal Vienna Girls Boy Choir, una sorta di ouverture che immette nell'ultima parte dell'album.
"Covousier" è un altro brano di transizione che poco c'entra con il resto dell'album, per di più troncato di netto a metà.
Tenetevi forte perché sono in arrivo "Cold Sore Superstars" e "Making A Cross", i pezzi più stravaganti ed emotivamente travolgenti dell'album, per me i più belli, molto melodici e piacevoli da ascoltare e dotati di grande carica.
Eccoci arrivati alla fine con i brani "Ending" (appunto) con una voce tremendamente metal che ci ringrazia continuamente urlando a squarciagola: "Thank youuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu, ladies and gentlemen, thank youuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu", e "Piano Bench Breaks", mini ghost track.

Voglio ricordare che il 90% dei brani, sono jam sessions a volte fortuite, immortalate da Josh e combriccola(Brendon Mc Nichol, Samanta Maloney, Chris Goss dei Masters of reality, Nick Eldorado) presso "El rancho de la luna", California meridionale.
Unica pecca dell'album è il mixaggio abbastanza scadente, pecca che comunque non toglie quasi nulla a questo piacevole ed innovativo lavoro.

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