E' sempre un pò difficile parlare di una colonna sonora senza parlare anche del film. Specie se il film è nato per essere visto al massimo del volume, come suggerisce Todd Haynes prima che la pellicola cominci. "Velvet Goldmine" è, in summa, la storia dell'ascesa e della decadenza di una rockstar, Brian Slade (interpratato da Jonathan Rhys Meyers), talentuoso, ambiguo e affascinante, prigioniero del personaggio che si è creato, questo "Maxwell Demon" venuto dallo spazio. Intanto fuori imperversa il glam rock, con i suoi lustrini, la sua rivoluzione sessuale ("tutti sono bisessuali") e i riff di chitarra che apriranno le strade al punk.
Com'è facile intuire, il personaggio di Brain Slade è modellato su David Bowie ai tempi di Ziggy Stardust; tanto è vero che la "fiamma" di Brain Slade è Kurt Wilde (Ewan McGregor), ribelle e tossico, che non è altri che l'alter ego di Iggy Pop. Tuttavia il Duca Bianco non ha gradito affatto nè il personaggio a lui ispirato nè il film, per cui, a parte il titolo, che è quello di una sua canzone, non c'è traccia della musica di Bowie per tutta la colonna sonora. Come accade spesso in questi casi, una restrizione può dare una spinta alla creatività, allora ecco che i produttori (lo stesso Haynes e Micheal Stipe) hanno tirato fuori dal cilindro altri protagonisti dell'epoca, che la figura titanica di Bowie aveva oscurato: i T Rex, i Roxy Music, Lou Reed, Steve Harley. Nel film potete sentire anche (ma non nella colonna sonora, che le ha estromesse) alcune altre hit dell'era glam, come "Do you wanna touch me" di Gary Glitter, "Cuz I luv you" degli Slade e tante, tante altre canzoni perse nella memoria dei tempi. Anche se potete gustarvi i suoni dolciastri dei pezzi originali come "Virgina Plan" dei Roxy Music, o "Satellite of love" di Lou Reed, il film/la colonna sonora è ben lungi dall'essere l'omaggio ad un'epoca lontana e "da sogno", anche se spesso si viaggia sul filo dello "straordinari quegli anni".
Lo spirito ribelle e romantico del glam rivive nei moderni gruppi indie; ecco i Placebo che si esibiscono in una bellissima versione di "20th century boy" dei T-Rex, i Teenage Fanclub in "Personality crisis" (alla voce Donna Mattews delle Elastica), e altri gruppi hanno contribuito con propri pezzi un pò rivestiti di lustini e belletto per l'occasione: bellissimo il pezzo dei Pulp ("We are the boys") e quello dei Grant Lee Buffalo ("The whole shebang"). Certe storie insomma si ripetono, le storie di chi porta maschere dure a svelarsi, la storia di chi preferisce gli eccessi al rock n'roll (spesso Kurt Wilde sembra più la nemesi di Kurt Cobain che di Iggy Pop), le storie di tutti gli adolescenti che trovano nel rock qualcosa che finalemente li rappresenta e che smette di farli sentire isolati. Ed è proprio l'essere "fan" del rock, la chiave di tutto, la devozione e la passione. E sono due le band di fans create per l'occasione; da un lato i Venus in Furs, la band di Slade, e dall'altra i Wild Ratttz, alter ego degli Stooges. Qui c'è una vera parata di stelle: dai fratelli Ashleton a Thurston Moore nonchè un sorprendente Ewan McGregor alla voce. Che ok, non è Iggy Pop, ma comunque si dà da fare (nel film, l'esibizione dei Ratttz in "Tv eye" è splendida). La vera sorpresa sono i Venus in Furs, che per lo piu' riprendono pezzi dei Roxy Music ("LadyTron", "Bitter-Sweet", "Baby's on fire"), e hanno alla voce Tom Yorke. Che voi siate o meno fans dei Radiohead, l'ascolto di "2HB" è d'obbligo. La canzone è meravigliosa, e Tom Yorke accende toni straordinari nella sua voce, toni mai sentiti, e dimostra di essere uno straordinario cantante, così lontano dai pigolii di oggi.
Devozione, amore. Questa è una gran colonna sonora, con o senza il film, c'è tutto quello che ci dovrebbe essere.
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