L’ascoltatore medio che si avvicini per la prima volta ad un disco dei Vendetta, difficilmente potrà esimersi dal pensare: “...oh! ...ma questi sanno suonare!?! ...eccomemai?!

Senza voler fare di tutta l’erba un fascio, infatti, è pressoché fatto notorio che per chi sia alla ricerca di tecnica, perizia esecutiva, produzioni dignitose e, diciamolo, utilizzo di neuroni in fase compositiva, la Germania thrash di metà anni ’80 rappresenta una sorta di incubo... Ma visto che dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior, ecco ergersi, dalle “incontaminate foreste della Franconia” (come recita il sito ufficiale della band...) quattro giovinotti pronti a dimostrare che ad impedire al sig. Angelripper e soci di andare a lezione di musica, non è stato certo il fatto di essere nati in Birrandia.

Formatisi nell’omai lontano 1984, i Vendetta debuttano proprio con “Go & Live.. Stay & Die”, uscito nel 1987 per la Noise: eccellente disco d’esordio che, per molteplici fattori, si pone decisamente al di sopra della media delle pubblicazioni del periodo. In primo luogo, tra gli elementi degni di nota c’è, come anticipato, il fattore tecnico. Intendiamoci: nulla che faccia gridare al miracolo se paragonato a produzioni più recenti (o d’oltreoceano), ma se si pensa che quegli erano gli anni di “Riders Of Doom” dei Deathrow, “Obsessed By Cruelty” e “Pleasure To Kill”, già ad un primo ascolto risulta evidente come, tra i fattori caratterizzanti il sound della band, ci sia uno sforzo compositivo sicuramente maggiore, rispetto alle suddette “pietre miliari”.
Sebbene il risultato, preso nel suo insieme, risulti non originalissimo (molti i richiami al Bay Area sound di gruppi stranoti quali gli Exodus e Metallica), a stupire piacevolmente sono la cura, e la ricercatezza degli arrangiamenti, oltre che la varietà e la quantità di riffs proposti in ogni canzone. Il songwriting è decisamente vario: l’aggressività tipica del genere, comunque presente in dosi massicce (su tutte le tiratissime “On The Road” e “Traitor’s Fate”), viene stemperata – ma non affievolita – da un intelligente uso di aperture melodiche e sonorità lontane dai canoni del thrash più privo di compromessi. Vedasi, a tal proposito, l'intro acustica a "Systems Of Death", una diffusa orecchiabilità delle linee vocali o il ricorso ad armonizzazioni particolarmente catchy.

La sezione ritmica, che vede l’eccellente Klaus “Heiner” Ullrich (basso) affiancato dall’ottimo mastro pellaio Andreas "Samson" Samonil, non nasconde una venerazione quasi preoccupante per gli stop&go (l’attacco della title track è un piccolo gioiellino!), i cambi di tempo e le accelerazioni, ma, soprattutto, - e ciò ha dell’incredibile – gode di una produzione perlomeno dignitosa! Anche gli assoli, distaccandosi dalla scuola Hokuto-Hanneman, denotano fantasia, varietà e, pur non facendo gridare al miracolo per difficoltà di esecuzione, si ascoltano con piacere, non limitandosi ai soliti bending casinari o alle classiche pentatoniche anti-Malmsteen.
Per finire, il cantato (affidato ai due chitarristi Micky e Daxx) risulta lontano dallo stile dei conterranei Petrozozzoni e sembra quasi ispirarsi ai momenti meno falsettosi di Russ Anderson: decisamente più pulito rispetto alla media, non manca, però, di quell’aggressività che il genere necessita.

Nel complesso, quindi, “Go & Live... Stay & Die” risulta essere un ottimo prodotto, ben suonato e arrangiato, lontano dal topos “che cavolo è sta roba?!... chitarre?!... boh... vediamo se ci si può fare del casino!”, penalizzato, però, da una sensazione di “già sentito” che inficia alcune soluzioni: un pizzico di originalità in più e sarebbe stato un capolavoro del genere! Nel 1988, la band pubblicherà il secondo e ultimo full lenght della propria discografia: “Brain Damage” (sempre per la Noise) che, a detta di molti, rappresenta il vero vertice produttivo della band. A mio avviso trattasi, al contrario, di disco leggermente inferiore al quirecensito esordio: personalmente l’ho sempre trovato un pò “macchinoso” e, soprattutto, privo di quella freschezza e fluidità di sound che caratterizza “G&LS&D”. Non una schifezza, per carità, ma, secondo me, il meglio l’avevano già fatto sentire...

Inutile dire che poco dopo l’uscita di “Brain Damage”, anche per i Vendetta si sarebbe ben presto profilata la canonica caduta nel dimenticatoio, e conseguente scioglimento, cui era destinato l’85% dei gruppi thrash di fine anni ’80. I numerosi (...20?!? ...30?!) fan del gruppo non devono però disperare: fonti ufficiali (il loro sito...) parlano di una recente reunion (beh.. mica tanto... su 4 membri originari ce ne sono 3 nuovi...) da cui sono già scaturiti la pubblicazione di un demo (“Dead People Are Cool” del 2003) e la partecipazione a diversi tour e festivals estivi!

Andateci e vivrete!

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