Era una di quelle serate al bar, malsane ed appiccicaticce di birra e sigarette, in cui i maschi fanno sfoggio delle loro scarpacce da ginnastica scucite ed impolverate mentre il collo della maglietta troppo larga s’incolla maligno alla nuca. La pilsner è ordinaria ma la pecunia è poca e ti è rimasto solo il trinciato sminuzzato e asprigno che resta sul fondo della busta. Le poche ragazze, per quanto interessanti, hanno sei anni più di te: quelle serate insomma che autorizzano noi compagni di merende a giocare a volano in mezzo ai parcheggi della protezione civile e, soprattutto, a scatenare tutti i discorsi più idiotamente cerebrali ed intellettualoidi che emergono al momento. Colpa probabilmente del fatto che tali dibattiti abbiano poche occasioni di emergere: i discorsi da noi prediletti, come un commento sulla figura di Eugenio di Savoia o la valutazione critica di un disco dei Traffic del 1969 interessano il coetaneo medio come uno zero a zero di serie b in una domenica mattina di pioggia. Affrontando l’inevitabile argomento musica con un mio amico, uno dei marrani presenti s’introdusse nel discorso dicendo: “Ma se ti piace Afecs Tuìn devi anche ascoltarti Venéscian Snèirs!” “E chi sarebbe sto Venessiàn Snàreo?”, risposi io. “Venéscian Snèirs è come Ricciard Di Gieìms, ma molto più cattivo e potente”, rispose il tipo. E ciò bastò per convincermi.
Ascoltai Rossz csillag allas született, e ne rimasi soddisfatto: "questo Aaron Funk, che pubblica con il nome di Venetian Snares, mi piace". Poi ascoltai Horse and Goat e capii davvero quale razza di pervertito fosse Aaron Funk. Mi chiedo sempre quale effetto debba fare sparare brani come “Prophilactic Eyehead”, “Hepatitis Sundae” o “Richard Devine A+ Student” nella discoteca jesolana media: i ballerini impazziscono ed iniziano a rantolare a terra in preda a spasmi agli arti inferiori causati dal vano tentativo di ballarci sotto la tectonik, mentre gli astanti o tentano di fuggire in preda al dolore auricolare, oppure restano folgorati sulla via di Damasco e, assumendo la stessa espressione di Aphex Twin nella copertina di …I Care Because You Do, iniziano a dimenarsi di gioia mentre i colori e le forme iniziano a sfasarsi per motivi illogici che non c’interessa sapere. Gli unici a non subire cambiamenti sono alcuni metallari quindicenni di passaggio con la maglietta dei Trivium: siccome l’elettronica è tutta uguale e commerciale fatta senza strumenti veri e perciò senz’anima, non c’è differenza tra l’elettronica di Venetian Snares, quella di György Ligeti ed un mash-up tra i violini di Igor-S & Lady Brian e Destination Calabria.
Finalmente, si recensisce:
In questo breve EP di sei canzoni uscito nel 2004 si va oltre il drum’n’bass o il breakcore. E dire che come malvagità i brutallari gli fanno una pippa al breakcore. Il glitch è la ricerca dell’errore, da dissonanza, ciò che normalmente viene evitato, quello in questione è ciò che gli intenditori (ovvero quelli che me l’hanno spiegato) chiamano glitchcore. Aaron Funk conosce perfettamente le regole dell’armonia, e le infrange tutte, puntualmente. La sapiente ricerca coscienziosa dell’errore e dello sbagliato in musica: indecifrabili sonorità si mischiano a suoni che sembrano prodotti da un Milton Babbitt sotto acidi e sovrastano tutti melodie campionate, segmentate, spezzettate e rese irriconoscibili. La musichetta da filodiffusione che si canticchia tornando a casa dopo un sabato pomeriggio di cazzeggio nei baretti fighetti del centro viene mutilata, stuprata, percossa e, occasionalmente, ricomposta ma calpestata da sonorità che necessitano più di un ascolto per lasciarsi identificare come suono o come rumore. La censuratissima copertina è eloquente: qualcosa di falsamente carino e coccoloso che si rivela essere perverso e “sbagliato”.
Ad un primo approccio potrà non essere facile, si astengano pertanto dall’ascolto coloro che masticano poco di elettronica o non hanno vedute abbastanza aperte: con tutta la buona volontà questo disco per loro l’orrore supremo. Da assumere in ogni caso con coscienza: dosi assunte in momenti o quantità errate potrebbe far venire nostalgia di “California Gurls”.
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