I Via Mistica mi hanno colpito fin dal primo ascolto per la loro spiccata personalità e le strabilianti capacità nel creare atmosfere suggestive, notturne ed esoteriche, in grado di erigere il combo polacco notevolmente al di sopra del marasma di band stereotipate, di sbiadite copie, di cloni privi di personalità che negli anni hanno tentato di sfondare senza meriti (Darkwell, Forever Slave, Satyrian e chi più ne ha più ne metta).
Il concept di "Under my eyelids", terzo album della band (attiva ormai da quasi dieci anni), ruota attorno al tema dei sogni che tormentano o deliziano le nostre ore notturne ed è suddiviso in quindici episodi tra i quali sono presenti alcuni brevi intermezzi strumentali dove la stessa cantante dimostra una notevole bravura nel suonare il violoncello, che sembra piangere sopra i soffusi tappeti di pianoforte o di tastiera di Rhyco; ne sono un esempio il passaggi solistici di "Never" e gli oscuri arabeschi funerei di "Fearless". Quasi tutte le composizioni sono invece contornate da samples atmosferici e cinematografici che creano un'aura da film horror. Per quanto riguarda il cantato di Kaska, c'è invece bisogno di un miglioramento, perché in alcuni passaggi risulta vitreo e lamentevole, perdendo di mordente ed amalgamandosi con difficoltà agli strumenti, soprattutto alle chitarre di Marek e Marcin, anch'esse suonate con notevoli capacità tecniche (non vengono tralasciati cambi di tempo ed assoli di memoria prog) ma a volte senza particolare coinvolgimento emotivo, peccando così in freddezza. Esplicativi da questo punto di vista sono episodi come "Edge of light" e "My eternal home" che sembrano perdersi nei loro stessi spunti. Una lode speciale va alla sezione ritmica, ma anche alla voce pulita di Marek. Relativamente scarsa è la presenza del growl, il quale inaspettatamente non fa la propria comparsa nei momenti più pesanti e tirati; una scelta atipica per il genere ma di sicura efficacia.
Tra gli episodi meglio riusciti vale la pena citare "Secret", pregiata dal particolare timbro vocale di Kaska e da un ritornello anthemico e passionale sorretto dalla simbiosi instaurata tra chitarre, tastiere e violoncello, "Fairy tale", breve sovrapposizione di frasi sussurrate in lingua madre, inquietanti tastiere orrorifiche e maligne risate che svaniscono in lontani rintocchi di campane e "Parallel mind", con il suo incedere crescente. Su tutte svettano però "Manolis", capolavoro emotivo del disco in grado di unire alla perfezione tutti gli elementi più melodici ed intensi del sound del gruppo e la stupenda "Reflected in my last tears", delicata chiusura (affidata alla voce di Kaska, al piano ed al violoncello) intrisa di malinconia che chiama in gioco la musica da camera.
Il lavoro del sestetto polacco è apprezzabile in quanto risulta difficilmente accostabile a quanto proposto da altre band (all'infuori di alcuni passaggi riconducibili al primo album degli After Forever, "Prison of desire"). L'underground metallico est-europeo ci ha sempre riserbato grandi sorprese, grazie ad una tradizione folkloristica ben radicata nella culture di alcuni paesi; il sound dei Via Mistica necessita tuttavia di miglioramenti grazie ai quali in futuro la band potrebbe farsi conoscere ed apprezzare da un pubblico più vasto.
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