E' stata una gran fortuna aver visto Breaking Bad così in ritardo rispetto alla suo epilogo. Nella completa oscurità, senza più nessuno che ne parli come prima, ho potuto immergermi in un prodotto nuovo, ma che tanto aveva stuzzicato la mia mente.
Per tutti gli stolti che la considerano una serie TV hanno fatto un grande buco nell'acqua: Breaking Bad è Cinema. Un film di elevata caratura, una pellicola composta da 62 episodi dai quali tutto il cinema attuale e soprattutto le grandi produzioni dovrebbero prendere esempio. Qual è il vero punto forte dell'opera? La logica. BB è dannatamente razionale! Come dovrebbe essere qualunque forma d'arte che pretenda di raccontare una storia.
Hitchcok diceva che la ricetta per fare un buon film è composta da tre ingredienti: la sceneggiatura, la sceneggiatura e la sceneggiatura. E la capacità di rendere REALE, ma nello stesso tempo interessante un racconto è stata la carta vincente. Una sceneggiatura perfetta, senza banalità e senza altisonantismi. Ogni evento, ogni azione, ogni reazione è incredibilmente terrena e si viene a creare un quadro di dettagliata analisi psicologica del personaggio. Ed è proprio questo il secondo punto di forza: la caratterizzazione del personaggio. Walt è ciò che ogni cinefilo vorrebbe trovarsi davanti. E' originale, qualcosa di mai visto. Dal primo momento in cui viene presentato è interessante e affascinante. Ci sarebbero tante bellissime interpretazioni di questo magnifico personaggio, ma quella che forse lo rappresenta di più è come un uomo di sani principi, corretto e stacanovista lavoratore si trova ad affrontare un destino incredibilmente avverso. Ma ciò che lo fa degenerare e evolvere non è la pazzia che qualunque uomo in una situazione del genere potrebbe essere travolto. E' la razionalità dell'uomo di scienza, ogni azione è un calcolo matematico con conseguenze, pro e contro previsti. Più passa il tempo e più si fa freddo, calcolatore, si fa sempre più consapevole, ma sempre più vicino alla distruzione di se stesso.
Incredibilmente però il personaggio che più mi ha colpito è stato Jesse. Il signor "Bitch" è ciò che si può definire come "la distruzione dello stereotipo". Perchè Pinkman nasce così: ragazzo tossico-dipendente, senza istruzione, con un linguaggio pseudo-gangasta e con vestiti di tre taglie più grandi. Visto e rivisto centinaia di volte, ma che ad ogni puntata viene rivoltato come un calzino, caratterizzandolo sempre di più fino a rompere il luogo comune e creare un uomo di grande profondità psicologica e emotiva.
Coerente e molto introspettivo, Breaking Bad si prende il suo tempo. Se c'è il bisogno di costruire un episodio in cui la trama non va avanti, ma che viene approfindito un aspetto del personaggio, lo si fa. Non c'è bisogno del colpo di scena, non c'è bisogno del dubbio di fine puntata. L' action è messa in secondo piano. Ed è questo che Michael Bay, Snyder e pubblico ignorante dovrebbero imparare: fare un film non è esplosioni e effetti speciali, ma narrare un racconto.
Breaking Bad è scuola per tutti coloro che vogliono imparare a fare cinema.

"All good things must come to an end"

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