Sin dal loro debutto nel lontano 1982, i Virgin Steele si sono caratterizzati nel tempo per essersi distinti fortemente dagli altri gruppi simboli del genere epic. Se i Manowar erano più diretti e provocatori,e i Manilla Road e i Cirith Ungol oscuri e misteriosi, la band di David Defeis ha saputo far distinguere la sua band definendo il suo suono con forti influenze sinfoniche, intermezzi di tastiere, e canzoni evocative, oltre al cantanto inconfondibile e tagliente del cantante, caratteristiche che possiamo trovare espresse al meglio nel lasso di tempo che va dal 1986 fino al 2000, escludendo il lavoro "Life Among The Ruins". Nel 2006 il gruppo fa uscire "Vision Of Eden", concept album incentrato sulla genesi dell'uomo, sul potere di Dio, e sulla storia fra Adamo ed Eva. Un lavoro che però si differenziava molto dalle uscite precedenti, poichè vedeva un azzeramento delle chitarre, relegate solo come accompagnamento o in assoli di pochi secondi, per un maggior uso di tastiere, strumento particolarmente amato dal frontman. Il lavoro che ne uscì non fu un proprio e vero flop, ma fece salire dei dubbi fra i fan. Purtroppo, questo cambiamento seguì anche nel successivo album uscito 4 anni dopo, "The Black Light Bacchanalia", dove se possibile, le chitarre erano ancora più assenti. Nel 2013, l'annuncio di un nuovo albm aveva fatto credere che David Defeis, in segutio all'annuncio di un ritorno alle sonorità di "Invictus" e dei due capitoli della saga di "Marriage Of Heaven And Hell", si fosse accorto dello sbaglio, l'enorme sbaglio che aveva fatto. L'uscita del singolo "Lucifer's Hammer" aveva fatto ben sperare, e nonostante qualche caduta di tono nella voce del cantante, si pensava che questo "Nocturnes Of Hellfire And Damnation" avrebbe rappresentato finalmente la rinascita dei Virgin Steele. Spiace dirlo, ma all'ascolto questa rinascita sembra essere funzionata solo in minima parte.
Anche se forte di pezzi ben strutturati come il singolo"Lucifer's Hammer", la più oscura ma ben riuscita "Queen Of The Dead", e la lunga ed energica "Persephone", il disco è caratterizzato da una durata troppo, veramente troppo, eccessiva dei pezzi, che risultano ad ascolto completo noiosi e privi di mordente. Parlo di canzoni come "Demolition Queen", che tiene lo stesso ritmo senza nessun cambiamento per quasi 8 minuti con un Defeis che canta come se stesse cantando un pezzo catchy uscito dagli anni 80', di "The Plague And The Fire", dove le chitarre suonano in continuo le stesse identiche note per quasi tutta la durata del pezzo, sfociando poi nel mezzo con un assolo veramente vuoto, o ancora di "Glamour", dove Defeis cerca di portare la sua voce a tonalità che la sua voce non può più reggere, quasi in modo testardo, con il risultato di assomigliare ad un gatto che cerca di miagolare con la tosse. Mi secca stroncare cosìla voce di uno dei miei cantanti preferiti, ma è così. Mentre il CD si avvicina alla fine, lo sprazzo di luce di "Delirium" fa finalmente sperare in una fine di ascolto che si spera ben riuscita, ed "Hymns To Damnation" segue più o meno lo stesso discorso della precedente, pur restando sul problema delle tonalità alte del cantante, spiegato prima, ma è con "Fallen Angels" che posso dire che questo disco mi ha deluso enormemente. Un pezzo che vuole risultare come un richiamo ai fasti di "Invictus", ma che non fa gridare alla gioia, anzi, si spera finisca solo al più presto. O almeno, questa è l'impressione che ho avuto.
Bocciare questo "Nocturnes Of Hellfire And Damnation" è dura, ma parlando anche di uno dei miei gruppi preferiti, ho cercato di essere il più obbiettivo possibile. Alternare pochi pezzi ben riusciti ad altri veramente osceni e riempitivi, non può far uscire neanche una sufficienza risicata. Ciò che ho odiato più su questo disco è stata la continua ostentazione di Defeis a raggiungere quelle tonalità che ora sono praticamente impossibili da raggiungere vista la sua età, e ciò che vorrei da lui ora, è che non si ostini a cantare in un modo che risulti ridicolo, smettendo di richiamare inutilmente quel Defeis di venti anni fa, e di vivere nel passato. Non si può vivere continuando a richiamare i fasti del passato, David.
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