Dopo aver assaporato la più cocente delusione mondiale della mia vita, l'ultima volta che gli azzurri uscirono al primo turno era il 1974 ed ero troppo piccolo per accorgermene, ho avuto per qualche settimana una profonda repulsione per l'oggetto rotondo e il mondo, ahime sempre peggiore, che si porta intorno. Poi, qualche giorno fa, girovagando ozioso con lo sguardo verso gli scaffali più alti della libreria, sono rimasto folgorato dalla costoletta azzurra (e di che altro colore sennò?) di un volumetto che mi regalarono suppongo un quarto di secolo fa, a mundial spagnolo terminato e che divorai più volte nel corso degli anni rendendomi appassionato conoscitore di quell'epopea.

Trattasi di 'Dov'è la Vittoria?' compilato dal noto dantista (non dentista) Vittorio Sermonti nel 1983. Il libro presenta giornrno per giorno, dal 1 giugno 1982 - data del ritrovo azzurro della nazionale a Roma prima di partire per la Spagna, al 12 luglio - il giorno dopo la finale, una succosa divertita e ispirata spigolatura dei giornali dell'epoca le cui cronache, elzeviri, pagelle e pagelline vengono sapientemente comparati integrandosi le une nelle altre in una narrazione unitaria che segue l'avventura mondiale degli azzurri dalla tenebre di Vigo alla luce splendente di Barcellona e Madrid.

Detto così potrebbe sembrare poca cosa, ma l'autore non è un Biscardi qualsiasi, e le sue indubbie capacità letterarie si mettono in gico e si esaltano nel legare fra loro i "nulla" più disparati che affollarono le pagine dei giornali (la scelta è condotta su una trentina di quotidiani e sul mitico Guerin Sportivo) in quei giorni. Va poi aggiunto che venticinque anni fa a scrivere di sport non erano soltanto pennivedoli: da Brera a Caminiti la prosa  era sciolta e immaginifica e fior di scrittori quali Mario Soldati e Giovanni Arpino erano impegnati a raccontare il Mundial per le testate cui collaboravano.

Ne vien fuori una compilazone che racconta dell'Italia che fu (e nella sua parte peggiore è) e degli italiani, cirtando testualmente "della loro (a volte) sfrontata attitudine al successo e la loro (spesso) incredibile libidine di sconfitta o forse soltanto di lagna".

Consigliatissimo a chi pensa che dalla rapa calcio a volte si possa trar fuori qualcosa di più e di meglio che succo amaro

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