"Tu dici che è la buona causa che consacra perfino la guerra? Io ti dico: è la buona guerra che consacra ogni causa."
Nel 2002, finalmente supportato dalla nostrana Code666, esce il secondo capitolo della trilogia dei Void Of Silence, band ostiense legata sonorità estreme, figlie di un immaginario visionario, espresso attraverso un doom metal molto lento, freddo, solcato dai sintetizzatori e dall'aspra ugola di Malfeitor Fabban, già mente degli Aborym.
Il secondo capitolo ci catapulta in medias res nel centro del conflitto, tra campionamenti bellici sempre maggiori (presenti come sfondo in sempre più brani) ed un'atmosfera marziale avvertibile in ogni frangente. Ma sarebbe profondamente riduttivo definire questo album un concept sulla guerra. Criteria Ov 666 rappresenta l'affresco di una mente segnata dal conflitto, dallo scontro, che progressivamente si distacca dal mondo, pian piano si fa disumana. La musica riflette alla perfezione il senso di alienazione che i testi (finalmente presenti nel booklet) pongono davanti all'ascoltatore: si potrebbe dire che il tema bellico rappresenti solamente un pretesto (o meglio un simbolo) di questo travaglio tutto interiore.
Dall'altra parte i Void Of Silence ci portano alla memoria una serie di immagini che potrebbero sposarsi benissimo con le figure perverse che hanno segnato la storia del Novecento (infatti il concept dietro al trilogia dovrebbe essere una rivisitazione simbolica del secondo conflitto mondiale): ad esempio nel sinistro sermone "Opus IV: Anthem For Doomed Youth", che in modo inquietante ricorda (certo amplificando) i discorsi di indottrinamento alla base dei totalitarismi novecenteschi. La band è in stato di grazia e tocca vertici inarrivabili alla maggior parte dei gruppi; se il successivo 'Human Anthitesis' toccherà picchi di emozione maggiori che 'Criteria', anche grazie a tematiche più dolorose legate al dopoguerra, è però vero che è in questo disco che si concretizza la somma arte dei Void Of Silence.
Innanzitutto il disco è vario ed eterogeneo, miscelando folk apocalittico, marce belliche, domm lentissimo e minimale e squarci noise davvero impressionanti. Grande lavoro anche sulla prova vocale, capace di passare dal recitato teatrale ai cori puliti, passando come ovvio per parti in scream mai banali e scontate. Un altro appunto a livello tematico (dato che per la musica è meglio ascoltare in presa diretta per farsene un'idea): Criteria si muove entro Rabbia e Solitudine, coordinate interessanti ma non del tutto nuove; innovativa è l'angolazione da cui vengono trattati questi problemi, doppia. Solitudine e Paura sono viste come la causa del Conflitto interno che scuote l'animo e genera terrore e disordine nel mondo (simboleggiato dalla tirannide): fin qui la condanna. Ma da un altro punto di vista c'è anche l'immedesimazione con questo potere, con questo dolore che porta ad abbandonare e maledire il mondo, un sentimento che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita. Condanna e Comprensione, Amore e Follia si uniscono a generare un capolavoro, sia a livello musicale che da quello concettuale. Se la l'umanità dei VOS non può comprendere i motivi che generano il dolore nel mondo, capisce benissimo le conseguenze di questa situazione. Ne è la voce.
Verso la fine del disco troviamo un altro brano significativo (ma in effetti cercare un pezzo migliore sarebbe impossibile), soprattutto per le modalità con cui l'aspetto concettuale si fonde con quello musicale: "Opus VII: Victory!" rappresenta il distacco dal mondo, la sua sconfitta finale. Il brano assume l'aria di una lunga marcia trionfale, meccanica e fredda: la voce di Fabban è velata da un effetto "robot" che la rende metallica, distaccata nel pronunciare "Victory! For our freedom ‘till the end of time". Sembra una pantomima di un essere vermiforme, libero e senz'anima al tempo stesso.
'Cryteria Ov 666' è il disco più difficile dell'esigua discografia del gruppo; lungo (50 minuti sono difficili da sopportare in un clima come quello dell'album) e sfibrante, riserva però una perla ad ogni canzone. È un prodotto studiato ed intelligente, che riesce a trasformare alcuni clichè metallari in momenti cerebrali e complessi con una sensibilità fuori del comune; spaventa molto di più dei dischi legati a simili sonorità perché rappresenta uno sguardo dentro di sé davvero inquietante e sincero, soprattutto perché frutto di una band di persone mature, che han superato da tempo il periodo adolescenziale.
Insieme al successivo 'Human Antithesis' è il disco che meglio rappresenta l'Italia in campo estremo, non solo pareggiando i conti con scene e gruppi più blasonati, bensì portandosi in certi casi ad un livello superiore.
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