Qualsiasi appassionato di metal sa che uno degli anni fondamentali per lo sviluppo di questo bellissimo genere fu il 1983.

In quell'anno uscirono alcune delle pietre miliari di generi come il thrash (Kill'em All dei Metallica), la NWOBHM (The Number of the Beast degli Iron Maiden), il power/black (Melissa dei Mercyful Fate). Anche in campo epic uscì quell'anno un capolavoro: si tratta dell'imprescindibile ep d'esordio dei gloriosi Warlord.

Mentre gruppi come i Manowar rappresentavano l'anima barbarica dell'epic, o i Cirith Ungol quella decadente e cupa, i Warlord furono gli alfieri del metal più lirico e romantico. Prendendo spunto da gruppi come i Rainbow, il compositore, anima della band e chitarrista Tsamis, fuse melodie medievaleggianti, potenza e una atmosfera incredibile in un'opera che avrebbe ispirato tutto il power del decennio successivo (un esempio su tutti, i Rhapsody).
Un arpeggio di chitarra di altri tempi apre la cult-song dell'album "Deliver Us from Evil", e, dopo i suoni di una tempesta, la batteria bellicosa di Zonder ci introduce al tema portante della chitarra e al canto di Jack "Damien King" Rucker, nel cui testo Tsamis mette in risalto la sua fede:
"One by one, to the swords to the guns, two by two, and away we go, father and son, hear the words we pray, deliver us from evil this day, deliver us from evil we pray".

Anche "Winter Tears" è aperta da un arpeggio acustico, ma la canzone è molto più dolce e romantica della precedente, anche grazie alla voce falsettata del cantante. Al contrario "Child of the Damned" rievoca un metal sound americano più canonico, veloce e potente, ma eseguita sempre con la solita classe. "Penny for a Poor Man" si avvale anche del synth, che accompagna continuamente sia la chitarra acustica delle strofe, che quelle elettriche del ritornello; anche qui il testo è molto particolare, è incentrata sulla storia di un vecchio povero senza amici, che è solo al freddo nelle gelide notti invernali a cui seguono le bellissime frasi:
"Now you say you are a rich man, well show us what you have! If your heart holds any riches, lend a helping hand".
"Black Mass" è la canzone più cupa e oscura e, nella parte centrale strumentale, il protagonista è Tsamis con la sua chitarra, tra riff e assoli. Con l'ultima canzone si torna alla bellicosità: "Lucifer's Hammer", anche se è la più corta dell'ep, risulta uno dei punti più alti del lavoro, e anche per questo è uno dei brani più famosi del gruppo.

Ogni canzone di questo capolavoro è diventata una pietra miliare del metal, se propio bisogna trovare un difetto, questo è sicuramente la durata limitata (meno di 30 minuti), ma le emozioni che riceverete dall'ascolto vi ripagheranno completamente.

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