Zawinul e i Weather registrano allo Shibuya Kokaido Hall il loro primo album live. Nel 1972 la band ha già sfornato il surreale esordio e quei suoni minimali, impalpabili, eterei. "I Sing The Body Electric" conferma l'ispirato estro originale del combo e, in questi cinque medley, ci piazza davanti la sua arte disinibita dal vivo.

Gravatt alla batteria è una scheggia, Shorter al sax è qualcosa di unico. Vitous al basso non si ferma mai e Dom Um Romao ci delizia con roboanti tribalismi. Si è qualche anno prima di Pastorius con il pomposo funky fusion di "Heavy Weather" e "Night Passage"..

Qua siamo di fronte all'avanguardia, fatta di suoni arcaici, striduli senza una meta. Il jazz comunque sia tende a far girare la canzone e a tornare a una base strutturale. Qua sembra tutto inarrivabile, sconfinato. Anche se è pur vero che gli incastri del medley sono sopraffini e impreziosiscono tantissimo le tele sonore.

"Vertical Invader/Seventh Arrow/ Doctor/Honoris Causa" è una danza nel deserto condita da scorribande al fulmicotone del quintetto. L'esecuzione non lascia spazi a riflessioni, si viaggia su ritmi serrati e con rompicapo senza pietà. Si viene intrigati dai suoni ancestrali del sax, dal piano del maestro Zawinul, che sembra provenire dallo Spazio, e dalla batteria che, nonostante si tartassi rullante e piatti, non sovrasta per niente l' ensemble. E' tutto perfetto.

"Le graffianti "Surucucú/Lost/Early Minor/Directions" evocano la bellezza del secondo album, sempre alimentato dalla componente free. Lo standard viene assunto più in là con il funky di "Sweetnighter"..

"Orange Lady" è il viaggio sulla Luna che ci permette l'esordio e questa gemma live. Diciotto minuti di stasi. Si rimane fermi, si esita in sussulti perchè tutto ci culla sommessamente. "Eurydice/The Moors" e "Tears/Umbrellas" mandano avanti questo concerto, della totale durata maggiore di un'ora. E' una prova di cui vorrei non dover raccomandare più di tanto, perchè la proposta è succulenta.

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