Erano i tempi dell'underground, non inteso solamente dal punto di vista musicale, ma adottato come vero e proprio stile di vita dai giovani artisti dell'epoca. La musica infatti in quel periodo ricopriva un ruolo a dir poco imponente, quasi mistico, arrivando a volte a fondersi con l'animo di chi la faceva, diventandone così la principale ragione di vita ed unico mezzo valido di espressione.

In Inghilterra, in questo clima di fermento e sperimentazione, molti musicisti si ritrovavano a calcare in continuazione i palchi degli innumerevoli locali disseminati in tutto il paese, per avere la possibilità di suonare in pubblico e farsi notare, nella speranza di ottenere un contratto con una qualsiasi casa discografica, anche sconosciuta. Nel 1970, durante uno di questi tour, gli Episode Six di Dave Lawson e dei futuri Deep Purple Ian Gillian e Roger Glover, incontrano i The Web, formazione jazz-blues già relativamente affermata, con due album alle spalle, ma momentaneamente in difficoltà sia per una crisi d'identità risultante nel non sapere più quale strada musicale percorrere, sia a causa della defezione del cantante John L. Watson. Il buon Dave, il quale da tempo non aspettava altro che una band gli permettesse di sfogare tutto il suo genio ed il suo amore per le sonorità jazz, coglie l'occasione al volo ed entra nel gruppo (subito rinominato Web, senza "The"), prendendone saldamente le redini.

Non a caso i brani che compongono questo "I Spider" portano tutti la firma del nuovo cantante e tastierista, quest'ultimo meritevole di aver guidato gli altri cinque musicisti attraverso nuove sonorità progressive, nettamente sconfinanti nel jazz, mai del tutto sperimentate prima. I compagni d'avventura che rendono possibile la realizzazione di questo incredibile affresco lawsoniano sono distribuiti in maniera decisamente singolare poiché al classico basso, affidato a John Eaton, e alla chitarra, suonata da Tony Edwards, si aggiungono i fiati di Tom Harris e ben due batterie degli altrettanti percussionisti Lennie Wright e Kenny Beveridge.

L'apertura del disco è affidata alla maestosa "Concerto for Bedsprings" (divisa in cinque movimenti), dove risulta subito chiaro che sono i fiati e le tastiere le vere colonne portanti di questo nuovo stile, nonostante anche il meraviglioso intrecciarsi delle batterie, durante tutte le sezioni della suite, arrivi a toccare livelli di esecuzione davvero raffinatissimi. L'atmosfera, durante il susseguirsi delle tracce, cambia costantemente e và dall'introspezione tormentata e a tratti pulsante, sostenuta dagli eleganti fiati di Tom e dalla voce emotiva di Dave (I Spider), al ritmo ipnotico e risoluto dettato dalla chitarra di Tony, sorvolata perennemente dal suono impalpabile delle tastiere (Always I Wait). Capita anche che le sonorità cambino repentinamente all'interno dello stesso pezzo, magari partendo da una dolce introduzione di mellotron, accompagnata dal morbido cantato di Dave, per poi virare verso un intenso jazz-rock in cui i fiati prendono dittatorialmente possesso della scena, cedendola soltanto alle taglienti fughe solistiche della chitarra (Love you). L'equilibrio fra le tastiere e i fiati si raggiunge mediante il loro continuo alternarsi nella strumentale "Ymphasomniac", illuminata inoltre dalla sfavillante perizia di Lennie e Kenny, ancora una volta straordinariamente creativi ed impeccabili con le loro percussioni.

Nella versione rimasterizzata del disco sono state aggiunte le registrazioni live di "Concerto for Bedsprings" e "Love you", eseguite, nel 1971, durante il Festival of the Midnight Sun in Svezia, purtroppo ultima tappa della band, che si scioglierà subito dopo il concerto a causa delle scarse vendite e dei problemi economici che ne risulteranno. La caduta comunque è solo rinviata, poiché, grazie all'aiuto di Tony Revees (ex Colosseum e futuro compagno di Dave nei Greenslade), i Web riescono ad ottenere un contratto con la Greenwich Gramophone, che gli permetterà di sfornare un altro capolavoro l'anno stesso, questa volta sotto il nome di Samurai.

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