E dopo il blu ed il verde, è la volta del rosso.

Colore sicuramente scelto non a caso, dai redivivi Weezer; i giorni che hanno seguito l'ottimo successo di "Make Believe" non sono stati affatto facili. La band ha rischiato lo scioglimento, mentre il leader Cuomo si è concesso poco tempo fa un divertissement solista con una raccolta di demo "casalinghe".

Si arriva così a questo "Red Album", sesta fatica in studio del quartetto di Los Angeles, che rompe un silenzio discografico lungo ben tre anni. Il nuovo disco è annunciato dal leader Rivers come una fresca ventata di novità (anche alla produzione, visto che al collaudato Rick Rubin si affianca Jacknife Lee, recente autore del "miracolo R.E.M."): è vero, lo dicono sempre tutti all'uscita di un nuovo lavoro, ma i quattro in questione hanno sicuramente mantenuto la promessa.

Se "Troublemaker" getta fumo negli occhi con una melodia catchy e visceralmente weezeriana (che avrebbe funzionato molto di più come singolo rispetto alla già inflazionata "Pork And Beans"), gli occhi escono fuori dalle orbite con la fragorosa "The Greatest Man That Ever Lived (Variations On A Shaker Hymn)", sei minuti abbondanti in cui i Weezer frullano di tutto e di più; rappato alla Eminem, ritmo sincopato, chitarroni decisi, cori, sirene della polizia ed un intermezzo acustico dominato dal convincente falsetto di un Cuomo in gran forma. I quattro sembrano voler evadere dalla "prigione" del pezzo killer da tre minuti scarsi, e ci riescono a volte bene (come in questo caso) e a volte male ("Dreamin'", che parte come uno scarto da "Make Believe" per finire in un pop-punk degno dei peggiori Green Day, o il noioso finale di "The Angel And The One").

Altre sorprese arrivano da "Everybody Get Dangerous", clamoroso furto ai danni dei Peppers più tamarri, e "Cold Dark World", che riesce a trovare un magico equilibrio tra melodia e dark side. Si cimentano al sogwriting (ed al canto) anche Bell, che firma e canta la convincente "Thought I Knew", e Wilson, che invece toppa con una "Automatic" perfettamente inutile.

I tempi del "Green Album" sono ovviamente un lontano ricordo, ma i Weezer dimostrano di essere ancora vivi e vegeti, e di avere anche una certa voglia di rinnovare un guardaroba che rischiava di mostrarsi leggermente stantio.

Tracce chiave: "Troublemaker", "The Greatest Man That Ever Lived (Variations On A Shaker Hymn)", "Cold Dark World"

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