Immaginate una storia d’amore preadolescenziale.

Mettetela nelle mani di un regista stralunato ma dal tocco visivo stilisticamente impeccabile ed esteticamente perfetto, anzi, lasciate che lo stesso doni momenti di controllata follia allegorica.

Ponete il caso che lo stesso sia pure lo sceneggiatore e, come già ha abituato altre volte, non si accontenti di creare situazioni surreali in contesti che in mani altrui potrebbero semplicemente sfociare o in dramma o in commedia…  No, tutto in un suo film è funzionale al messaggio (che in questo caso riguarda la costruzione e la decostruzione dei sentimenti attraverso le fasi della vita) persino la colonna sonora (da urlo).

Metteteci un manipolo di attori formidabili che per una volta si accontentano di fare “da spalla” a due giovanissimi esordienti.

Ecco: se poi aggiungete che si tratta di un film da “vivere” profondamente dal primo fotogramma fino alla fine dei titoli di coda (pena perdersi parti importanti del sottotesto) forse vi avvicinerete a realizzare cos’è “Moonrise Kingdom”.

Mo.
 

Ps. Siamo nel ’65 in un’isola della costa orientale degli States e due ragazzini, entrambi con problemi familiari (anche se di diverso peso) organizzano una romantica e “avventurosa”  fuga…

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