Anche nel 1998, anno in cui le influenze del verbo nero del doom erano ancora di primaria importanza per chi suonava gothic metal, esistevano realtà conosciute ed apprezzate da molti, ed altre dotate dello stesso talento che rimanevano purtroppo relegate ad una scena marginale, tuttora definibile con il termine "underground". I Whispering Forest appartenevano sicuramente a quest'ultima. Nello stesso anno in cui veniva sancito il successo dei Theatre Of Tragedy grazie alla pubblicazione del capolavoro "Aégis", la band dell'Estonia faceva la propria comparsa con "Of Shadows And Pale Light".
Ad introdurci nell'oscuro viaggio sonoro dell'album sono gli eterei vocalizzi della cantante Katrin in "Curse", funesto preambolo di quella che sarà una passeggiata al chiaro di luna verso sconfinate foreste e castelli diroccati. "On These Darkest Autumn Light" richiama direttamente il lavoro dei My Dying Bride di "Turn Loose The Swans". Vengono subito dichiarate quelle che saranno le colonne portanti del sound dei Whispering Forest (almeno per buona parte della durata del disco): riff catacombali, ritmi lenti ed ossessivi, inquietanti aperture sinfoniche sorrette da note d'organo, una dolce e avvolgente voce femminile a metà strada tra le tonalità calde di Anneke Van Giersbergen ed i registri operistici di Vibeke Stene, un growl viscerale, tormentato e terrificante (nessun termine potrebbe essere più adatto). Il tutto impreziosito da un romantici violini e tastiere, stregati e quasi disumani nella loro prestazione, esemplare dimostrazione di come uno strumento possa produrre nella mente dell'ascoltatore immagini di oscuri castelli diventati regno dell'eterno tormento di anime senza pace.
"Last Sunset" parte subito in quarta con ritmi incalzanti ed effetti sinfonici sostenuti dal duetto chitarre-tastiera, per poi sfociare in un duetto centrale che (vagamente) potrebbe essere accostato a quanto sentito sul primo album dei Theatre Of Tragedy. La voce di Katrin è tuttavia completamente distante da quella di Liv Kristine; sembra anch'essa posseduta da uno spirito sovrannaturale, aleggiando dimessa al di sopra dei granitici muri sonori creati dai compagni di squadra. "Winterbird" è inizialmente sorretta da una canonica ritmica in stile doom metal alla quale fanno da sottofondo eterei vocalizzi operistici ed ermetiche partiture sinfoniche per poi sfociare in un break semi-acustico seguito a ruota da un lugubre tripudio sonoro di tastiere, alle quali si aggiungono le urla disperate del singer ed la chitarra solista per poi lasciar spazio al duetto in stile "Beauty And The Beast". Uno dei momenti più intensi, disturbanti ed oscuri di tutto l'album.
"Shine Of Lethe" è leggermente dissonante e decisamente meno pesante rispetto a quanto ascoltato in precedenza. Il pezzo, che cita spudoratamente i The Gathering del periodo "Mandylion", voleva forse essere un tributo ai maestri olandesi, nonché melodico intermezzo, spiraglio di luce in un album dove regnano funeree sensazioni e presagi di morte. Anche con la successiva "Black Orchid" approdiamo verso territori più vicini al gothic che al doom, i quali non disdegnano nemmeno improvvise accelerazioni e delicati arpeggi al di sopra degli onnipresenti tappeti sinfonici. Il sofferente duetto chitarre-violino nella parte centrale è, ancora una volta, ispirato ai migliori lavori della Sposa Morente e rappresenta il secondo highlight emotivo dell'album. La chiusura è invece affidata ad un insolito rumore che si ripete in continuazione su un substrato di samples atmosferici. "Twined As One" rimescola gli elementi delle canzoni precedenti senza però presentare particolari spunti o passaggi degni d'attenzione.
"Darkest Side" è assolutamente più emozionante, soprattutto per il fatto che la canzone abbraccia sonorità death metal. Anche a livello vocale notiamo un sostanziale cambio di rotta: il growl diventa decisamente più profondo e cavernoso (nonché sofferente), e nel ritornello va a duettare con la voce femminile su una ritmica folk metal, impreziosita dall'apporto della chitarra acustica. C'è spazio anche per un passaggio dove la protagonista è una voce pulita maschile. "Tulesoñad" è un'inquietante sovrapposizione di versi parlati che funge da semplice intermezzo. Ancora doom e folk (stavolta c'è anche un flauto a causare brividi sulla pelle e senso di trasmigrazione) vanno a braccetto nella conclusiva titletrack, pregiata dalla performance di Katrin, che a livello interpretativo ed estensivo riesce a spingersi oltre il consueto. Questo è, assieme a "Darkest Side?, il brano più personale e convincente del lotto. Il finale è affidato al pianoforte, portavoce della fine dell?oscuro cammino sonoro intrapreso dall'ignaro ascoltatore, ormai allo stremo delle proprie forze. Il viaggio è giunto a termine, e l'effetto catartico può così aver luogo.
I Whispering Forest non rappresentano una voce fuori dal coro rispetto alle sonorità predominanti di quei tempi, ma l'album è molto buono, ha dalla propria parte una produzione cristallina ed è caratterizzato da una grandissima eterogeneità al suo interno (grazie alla quale potrebbe essere diviso in tre parti, sebbene non manchino episodi o passaggi a sé stanti). Per quanto concerne tecnica ed atmosfera, non trovo nulla da invidiare a band più famose. Per questi motivi "Of Shadows And Pale Light" rimane tutt'oggi un ottimo album ed una chiara dimostrazione di come le stesse atmosfere di blasonate band quali Theatre Of Tragedy e My Dying Bride trovassero vita anche in realtà non favorite dalla stessa visibilità mediatica, ma non per questo meno valide ed apprezzabili. Un'opera che mescola ombre e pallidi bagliori, e che merita di essere riportata alla luce da coloro che amano ed hanno amato l'allora spontaneo e felice sposalizio tra la disperazione funerea del doom più grigio, il languore romantico del gothic e il dirompente pathos classico introdotto proprio in quegli anni dall'uso della voce femminile e del violino in ambito metal.
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