E continuiamo a recensire morti viventi: rieccoli, dentiera e lifting rispolverati per l'occasione, gli whitesnake ri-ri-ri-ri-ritornano con un esclusivo live con il meglio della loro fantasmagorica e mai troppo ascoltata produzione, una nuova perla da aggiungere a mai troppo lunghe pigne di cd, cassette e vinili di una band francamente inutile, come inutile è per l'hard rock il signor Coverdale, seppellitore dei Deep Purple, che riuscì a trasformare nel breve volgere di tre anni da più grande rock band del pianeta a una delle più mediocri bluesband dell'universo tutto. Salvo poi andarsene per fondare questo ignobile gruppo fatto di cinquanta personaggi diversi, tutti mercenari senza arte se non quella di prendere provvigioni milionarie e che non muoiono mai, cazzo proprio MAI. Persino Steve Vai suonò da cane con gli Whitesnake, ed è tutto dire.
Il disco non solo non lo compro, tanto se frugo nei live che ho in casa scoprirò che sono le stesse canzoni di sempre, anche se questa volta in chiave blues, almeno per giustificare la spesa, ma neppure lo degno del download. Voglio solo dire al signor Coverdale e al suo serpente moscio: ti piace così tanto il blues?, cazzo, ma fai blues, blues vero se ne sei capace e smettila di venire a chiedere soldi al popolo rock con le tue canzonette per capelloni nostalgici.
Segnatevi a memoria quanto dichiarato all'ultimo Gods of metal: "quello che pulsa in me è il blues, tutto quello che faccio è un omaggio al blues", da cui si deduce che l'hard rock gli serve solo per far quattrini (vedere sito, con rimando diretto in home page ad Amazon per l'acquisto).
Siccome si esclude che abbia detto sta fregnaccia per concupire la Maugeri, e questo disco invece è la conferma di un Alzheimer conclamato, caro Dave sai cosa ti dico: vaffanculo!
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