L'America, si sa, è grande.
Molto grande.
Incredibilmente grande, come direbbe uno che conosco.

Musicalmente si sa anche, che si può tranquillamente dividere l'America in due grandi poli. L'est, e l'ovest. La costa Altlantica e quella Pacifica. New York e Los Angeles.
Quello che hanno dato solo queste due città alla musica degli ultimi 100 anni è spropositato. A volte mettendosi pure in 'lotta' tra loro.
Però, dicevo, l'Aamerica è grande.
Ed in mezzo non è che siano tutte praterie, montagne o deserti.
Ci stà pure una terza città che, guarda caso, si affaccia (pure questa) su uno speccio d'acqua, anche se insignificante rispetto agli altri due.
Chicago.
Muddy Waters e la Chess, Blues Brothers, Benny Goodman, Smashing Pumpkins, Wilco, Cap 'n Jazz, Kanye West. Solo alcuni dei primi nomi che saltano fuori riguardo a questa città.

Ma perchè tutto 'sto mappazzone musicalgeografico?

A niente.
Solo per dire che ultimamente alcuni dei gruppi che mi incuriosiscono di più, sono spesso e volentieri di Chicago.
Uno di questi sono i Whitney.
Ve lo scrivo subito, un gruppo che non spicca di certo, dopo i nomi sfornati sopra.
L'anno scorso hanno fatto un dischetto che si chiama Forever Turned Around. E non è per niente male.
E' un disco parecchio figlio degli anni '70. Ma con dentro spruzzate di country, un falsetto che va a braccetto con Bon Iver ed una sezione fiati cosi calda ed avvolgente che sembra il primo maglione dopo l'estate.
10 tracce per mezz'oretta circa di musica. Canzoni brevi senza i ritornelli ripetuti fino alla morte. Sparano quello che hanno da dire e poi passano al prossimo pezzo. Come la musica dovrebbe fare.
Musica onesta e sensibile, godibile ma anche accessibile. In cui tutto è bilanciato con le giuste dinamiche.

Un disco che spero porterà un raggio di sole nel vostro stereo.
Metaforico. S'intende. Che di sole oggi io ne ho già preso abbastanza.

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