Tra le tante (belle) sorprese che mi ha portato un nuovo lavoro, ce n’è una che va a toccare anche il mio personale universo musicale. Da diverso tempo ormai affianco ai miei ascolti abituali, di tanto in tanto la musica folk e etnica celtica. Questo perché ho sempre avuto una certa predilezione verso le atmosfere che queste sonorità sapevano trasmettermi: mattini nebbiosi, prati verdissimi e brumosi che coprono scogliere a picco sul mare… Ma anche tristi storie di grandi lavoratori, contadini, mercanti e musicisti, uomini di grande animo e di grande spessore che non si scoraggiano nonostante la vita gli volti, spesso, le spalle. Un giorno scopro però che tra i miei attuali colleghi c’è anche uno dei componenti di una band della mia città che ho seguito sempre con molto interesse, i Will O’ The Wisp. Ogni volta che suonavano alla festa di San Patrizio organizzata dal pub irlandese del posto io c’ero, ogni volta che c’era qualche esibizione “a tema” spesso e volentieri ero presente anche io… Insomma le strade si sono incrociate spesso, ma è stata ovviamente fondamentale la conoscenza del percussionista del gruppo, Giulio, a permettermi di interessarmi molto più da vicino del gruppo.

I ragazzi uniscono sapientemente nella loro musica due profumi, quello mediterraneo e quello celtico: affrontano tematiche universali, che spaziano dalla tradizione popolare alla vita odierna, e lo fanno con strumenti e musiche dal sapore magico, speziato, fresco, arcaico e insieme attuale. In attesa che esca il loro nuovo disco, questo “Working Men” del 2004 può essere un ottimo antipasto per chi ancora non conosce il gruppo. Una voce armoniosa, elegante e vellutata (Simona) danza leggera su un tappeto ritmico costruito da Giulio (cajon, bodhràn, djembé e altri tipi di percussioni), in un girotondo al quale prendono parte anche Luca (chitarra), Francesco (mandolino), Stephanie (fidale) e Lorenzo (flauto). Dall’alchimia dei sei emergono melodie ora serene e soleggiate, ora più dimesse e riflessive.

La title track, “Working Men”, è un bellissimo affresco che riporta alla mia mente certe immagini già citatevi in apertura, di uomini e donne che, laboriosamente, affrontano la vita di tutti i giorni pagando la felicità con il sudore della fronte. Scorci di feste di paese, sagre, carole e ghirlande di fiori emergono con la prima delle due tracce in lingua originale, “An T-Uill”, bellissima soprattutto nei suoi momenti squisitamente strumentali. Sicuramente tra le mie preferite è “Donald Macgillavry”, un brano che ai più potrà ricondurre a certe cose sperimentate anche dalla canadese Loreena McKennitt (soprattutto in una certa magia e senso di nostalgia sprigionate lungo tutto il brano). Segnalo poi “Paddy’s Lament”, di nuovo una dimessa e intensa storia di viaggi alla ricerca di una felicità e fortuna a lungo seguite e la spedita e movimentata “The Ballad of the Accountant” (dal bellissimo ritornello e dotata di una struttura in crescendo che non tarderà a impossessarvi del vostro cuore). Il tutto si chiude con la splendida “Dark Eyed Sailor”, un pezzo dedicato alla sola interpretazione vocale di Simona, un solitario focolare che si sta pian piano spegnendo, abbandonandoci poi a un silenzio abbagliante come l’oscurità più profonda. Molto particolare è poi “Il Viaggio di Juanita”, un pezzo in italiano suonato su una base celtica: fa uno strano effetto sentire la nostra lingua intrecciarsi a un tipo di musica così diversa dalla nostra tradizionale, ma una volta fattoci l’orecchio risulta anch’esso piacevole, sebbene non raggiunga i livelli di eccellenza toccati da altri pezzi contenuti in questo disco.

Il lavoro dei Will O’ The Wisp è di gran rilievo e sicuramente da premiare: non c’è solo una ricerca a livello musicale e strumentale, ma anche sotto il profilo culturale e letterario i nostri si sono cimentati in riproposizione di liriche tradizionali, talvolta tradotte, altre no, un bonus che va a accrescere un voto che già di per se sarebbe stato quasi ottimo. Resta solo da attendere il prossimo lavoro del gruppo: se tanto mi da tanto (e se l’amore e la classe con il quale è stato composto sono gli stessi di questo “Working Men”) gli amanti di questo tipo di sonorità avranno di che essere felici questa primavera.

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