“Why hope for the best / when the worst just makes you strong?”

Buttata lì a caso, decontestualizzata, questa lirica potrebbe tranquillamente calzare ad un qualche gruppo punk antagonista. Ma Will Stratton, giovane cantautore americano classe '87, riottoso non è, o almeno non nella forma immaginabile. “Gray Lodge Wisdom”, quinto album a suo nome, è figlio tanto della paura che della gioia, la paura del cancro diagnosticatogli, e la gioia caparbia di chi lo ha debellato con la propria voglia di restare attaccato alla terra dove vive.

Chiarito questo punto, assume tutt'altro significato l'incipit del disco. Se dal peggio e dalla paura del peggio nascono fiori di questa bellezza, quasi verrebbe da convenire con quanto da lui cantato nella titletrack citata in apertura. Disco essenzialmente acustico, fra il fingerpicking tecnico di Fahey, o qualche suo epigono moderno tipo Jack Rose (“Wild Rose”) il nume Nick Drake, ma con una gioia latente nell'inglese assente, e una spruzzata di arrangiamenti classici che equilibrano il tutto (“Yeah, I'll Requite Your Love”). Oltre ad uno sguardo perso nel mito della West Coast hippie (“Dreams Of Big Sur”) e un esperimento folk psichedelico degno di qualche matto tedesco dei '70 (“Fate Song”).

L'equilibro perfetto di tutte queste diverse influenze è la breve ma pregna “Long Live The Hudson Valley River Valley”, emblema di un disco fra i migliori dell'anno, dalla storia e dal calore decisamente fuori dall'ordinario. Dedicargli 31 minuti del vostro tempo mi sembra il minimo.

Elenco e tracce

01   Gray Lodge Wisdom (Feat. The Weather Station) (04:08)

02   Dreams Of Big Sur (03:14)

03   Wild Rose (03:12)

04   Yeah, I'll Requite Your Love (04:22)

05   Long Live The Hudson River Valley (02:37)

06   Do You Love Where You Live ? (03:31)

07   The Arrow Darkens (03:27)

08   Fate Song (06:42)

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