“The French Connection” a cui sarebbe seguito quattro anni dopo “The French Connection II” si basava sull'omonimo libro inchiesta di Robert Lowell Moore Jr. del '69, risente di tutti gli anni passati da quel lontano 1971, non credo che oggi come oggi si prenderebbe qualche Oscar nonostante la dinamica regia di William David Friedkin, conosciuto dai più per aver girato due anni più tardi “L'Esorcista”, eppure all'epoca ne vinse ben 5 importanti più altre 3 Candidature e 3 Golden Globe, ed un David di Donatello più altri numerosi premi, meritatissimi per quei tempi.
La bravura di Eugene Allen Hackman, detto Gene (che ci ha lasciato lo scorso 17 febbraio a novantacinque anni) non si discute, mette in ombra perfino gli altrettanto ottimi attori Roy Richard Scheider e Fernando Casado Arambillet alias Fernando Rey scritturato per errore con uno scambio di nomi, dato che il regista intendeva scritturare Francisco Rabal Valera, (ora tutti defunti, compreso il bravo regista).
Rivisto oggi pare molto scarno, ma efficace a parte qualche ingenuità scenografica, in ogni caso contiene una colonna sonora di tutto rispetto grazie al trombettista compositore Don Ellis (morto d'infarto a soli 44 anni),
Resta la certezza che la pellicola fatto scuola a molti registi impegnati in quella che venne definita la Nuova Hollywood e merita sicuramente d'esser vista o rivista.
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Altre recensioni
Di Hellring
Non c’è legge che tenga in quella “giunga d’asfalto” di cui John Huston aveva già narrato la brutalità.
Nella sua glaciale freddezza (sia lodato Roizman alla fotografia), “Il braccio violento della legge” è un titolo che ha fatto scuola e che ha contribuito a (r)innovare il poliziesco.
Di JpLoyRow2
Il mix tra esigenze spettacolari e la voglia di raccontare l’esistenza, spesso infausta, dei rappresentanti della legge è riuscitissima.
Friedkin trovò il jolly che gli permise l’immortalità cinematografica.