Succhiati 'sto pollo.
Killer Joe, regia di Friedkin, uscito in patria nel 2011, arrivato in Italia un anno dopo, rimasto nelle sale di Milano una settimana.
Film difficile. Recensione peggio: niente popcorn, niente risate, una valanga di spoiler.
Cominciamo dalle cose facili: locandina del decennio. Punto. Fine del discorso, non ci provare neanche a controbattere o chiamo Lansdale e ti faccio prendere a calci da qui a dopodomani.
Altre cose facili: la locandina italiana fa schifo (del resto abbiamo lasciato intatto il titolo, da qualche parte dovevamo pur sfogarci).
Ancora cose facili: questo film è l'adattamento dell'omonimo testo teatrale (si nota ma non si vede) di Tracey Letts (se foste dei fan dei premi e vi sentite tanto intellettualoidi, wikipedia ricorda che il testo teatrale ha vinto il Pulitzer, io non aggiungo altro perchè di teatro non so una sega) Friedkin è quello de "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles", e infine Killer Joe è Matthew Mc Conaughey, un quarantaquattrenne che da "Amistad"(97) non azzeccava un film passabile, e che io credevo fosse un mezzo incapace.
Ecco appunto: credevo, pare invece sappia il fatto suo.
Trama senza spoiler: spazi aperti, sole secco, pioggia polverosa. Insomma, come dice la locandina siamo in Texas: white trash, redneck, roulotte, il vestito elegante comperato al discount, amanti, ex mogli, fighe al vento e, un killer (pure sbirro, per non farsi mancare niente).
Chris (interpretato da Emile Hirsch, qui "into the boiling oil" più che "into the wild") è pieno di debiti di droga. Per tirare su la grana necessaria a sanare i suoi problemi decide di dividersi con suo padre e la matrigna i soldi dell'assicurazione sulla vita della madre che al momento gode, sarà stronza, di ottima salute. Per riuscire nell'impresa assoldano Killer Joe, uno che lavora solo previo pagamento ma che in questo caso fa un'eccezione: si limita a prendersi come caparra Dottie, sorellina semiritardata di Chris (Juno Temple, una puffa di 32 anni che, complice l'altezza ridicola, riesce a interpretare quasi credibilmente i panni di una dodicenne). Chris non è contento per un cazzo, e quando Joe cercherà sul finale di portarsela... Ma stiamo saltando dei pezzi...
Comincia lo spoiler: si scoprirà che i soldi non se li cucca nessuno e chi ha cercato di fare il furbo pagherà con la vita. Ah, no finisce che tutti pagano con la vita: Chris, suo padre, sua madre e Killer Joe, il ruolo dell'angelo mietitore è riservato alla sorellina semi ritardata. Fine.
Qui niente spoiler: se guardando questo film anche tu hai pensato "bello sì, ma troppo fratelli choen" sei uno come me che del film non ha capito un cazzo.
Tornando allo spoiler, e più precisamente alla chiave di lettura del film. ...Sì, la "chiave di lettura", quella cosa che a me ‘sta sul cazzo... Va beh, ho capito che neppure a te piace che uno venga a dirti "oh guarda che le cose stanno così!" e pretende di insegnarti qualche cosa, ma non è che possa parlarti di ‘sto benedetto Killer Joe senza dirti pure come va visto, scusami eh... va bene le botte va bene il sangue, ma rimane tutto un po' troppo fine a se stesso... Te l'avevo detto tra l'altro che era una recensione poco faica, echeccazzo.
Dunque dicevo: la famigerata chiave di lettura...
Friedkin regista cattolico e, come se ci fosse bisogno di ribadirlo, affascinato oltre ogni modo dalla tematica del "male", porta sullo schermo una storia molto facile: un disperato poco di buono che vive in un universo di individui raccomandabili pressappoco quanto lui stringe un patto con il male per cavarsi dai guai. Al male si da la cosa più pura che abbiamo: lo sanno anche i sassi, se stringi un patto con il diavolo gli devi dare l'anima.
Chris è quello che firma il patto, Joe è satana, Dottie è l'anima stessa di Chris.
Fine dello spoiler.
Killer Joe? Filmone: cattivo, ignorante, crudo, profondo, dolce, spietato, grottesco, girato con l'esperienza di uno che fa film da 46 anni.
Non ci prenderà sempre forse Friedkin (Blue Chips l'era propri 'na vaccata, convengo) ma quando vuol prenderti a pugni lo stomaco lo fa così forte che: tu vomiti e lui lo censurano per 25 anni.
Nota sulle mille peripizie delle trasposizioni italiane: io l'ho visto in italiano, so che però durante il doppiaggio è stato necessario aggiungere dei tappeti sonori che chi ha visto il film in lingua originale sostiene tolgano realismo e crudezza al tutto... roba che viene da rispondere: Ah, perchè può essere più crudo di così? 'Sti cazzi!
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