L’abito non fa il monaco.

Così risponde Wilson Pickett a chiunque gli contesti le mises alquanto discutibili sfoggiate sulle copertine dei suoi album. Tenete conto che, dopo l’elegante completo nero vestito sulla cover di «In The Midnight Hour», il nostro mette in sequenza un terrificante completo rosso shocking per «The Exciting», un’imbarazzante camicione viola per «Wicked Pickett», un altro agghiacciante completo blu elettrico per «The Sound Of», per poi concludere in bellezza con un completo multicolore da far impallidire la maschera di Arlecchino per «I’m In Love».

Si dovesse giudicare il monaco per l’abito, Wilson meriterebbe di sprofondare negli inferi di Vogue e Vanity Fair; al contrario, è uno dei padri della soul music, appena un gradino sotto la Santa Trinità Cooke-Franklin-Redding, da cui si distacca per una fortissima propensione alla contaminazione con il rock’n’roll. Infatti, se Sam Cooke elabora un suono molto vicino al pop ed all’intrattenimento di gran classe; se Aretha Franklin e Otis Redding tentano approcci non troppo spinti alla stonesiana «Satisfaction»; Wilson, al contrario, inclina alla ruvidezza rock tutto il suo repertorio. Fosse nato e cresciuto in Italia, lo si sarebbe definito un “urlatore”.

Al suo attivo, due capolavori riconosciuti, «The «Exciting» e «Wicked Pickett»; di pari rilievo, almeno per chi scrive, «The Sound Of», seppur gratificato da riconoscimenti decisamente limitati: tre album strepitosi, licenziati nel breve volgere di un anno.

Non si può definire in altro modo che un capolavoro, «The Sound Of», un album che parte con due classici imperituri quali «Soul Dance Number Three» e «Funky Broadway», a cui segue la killer «I Found A Love»: «Soul Dance Number Three» e «I Found A Love» sono entrambe farina del sacco di Wilson e basterebbero a garantirgli un posto nell’empireo della Musica – soul e non – anche se non avesse mai composto «In The Midnight Hour».

Il suono si muove tra soul, blues e rock’n’roll: Wilson è esagitato e smania come solo il sonico Gerry Roslie all’epoca; lo affianca un coro di voci femminili che è uno spettacolo; la sezione fiati, sempre, garantisce un sostegno massiccio ed instancabile. Ne viene fuori un disco di rara potenza, che l’ascolto in rapida sequenza di «You Can’t Stand Alone» e «Mojo Mamma» rende alla perfezione.

Ciliegina sulla torta, la ripresa di tre brani firmati da quel Bobby Womack, che tanto per dire suona insieme alla Franklin e a Redding, ma la notorietà la deve proprio all’interesse suscitato in Wilson Pickett. Che piazza in chiusura «I Found The One», «Something Within Me» e «I’m Sorry About That» garantendo ai suoi ascoltatori dieci minuti di puro orgasmo in note e a Bobby Womack l’asfaltatura della strada per la celebrità.

Grandissimo disco, questo «The Sound Of». Non lasciatevelo sfuggire.

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