Quest’antologia di Wilum H. Pugmire racchiude alcune delle sue migliori storie ambientate nella regione di Sesqua Valley. Pugmire è stato il classico scrittore di culto: si tratta di una figura eccentrica e morbosamente decadente, un punk omosessuale che si vestiva come una drag queen ma che era letteralmente ossessionato dalla narrativa di H.P. Lovecraft e Clark Ashton Smith. Molto apprezzato da S.T. Joshi viene considerato come uno dei maggiori epigoni della narrativa lovecraftiana.

Personalmente trovo la sua prosa lussureggiante e decadente più vicina a quella di Clark Ashton Smith che a quella di Lovecraft anche se con un suo tocco personale e moderno. In questo senso il primo racconto Resti immortali è esemplificativo del suo stile: si tratta di un vero e proprio poema in prosa in cui si narra di una tomba su una collina dove è racchiusa una mummia di epoche antichissime. Ma il mio racconto preferito è Lo Strano Oscuro dove troviamo come protagonista una giovane ragazza che eredita dal nonno una collezione di tomi maledetti ben noti agli appassionati di HPL. Decide di recarsi quindi a Sesqua Valley per venderli ad un collezionista (Adam Webster) che la ospita a casa sua ma che capisce immediatamente come la ragazza sia sotto l’effetto di una sorta di maledizione a causa dell’attività del nonno con segreti occulti e innominabili. Alla fine il risultato sarà quello di risvegliare il Caos Strisciante ovvero Nyarlathotep. Anche Oltre le Porte del Sogno Più Profondo e Ricerca Onirica (quest’ultimo evoca le Dreamlands di lovecraftiana memoria) sono notevoli. Pugmire descrive una realtà in cui gli stati di veglia si alternano a quelli onirici creando in questo modo nel lettore un effetto ipnotico da cui è difficile staccarsi. Il personaggio di Simon Gregory William che (come altri) ricorre spesso in queste storie è molto azzeccato. Si tratta di un essere mostruoso di Sesqua Valley che abita in una torre in cui si trova una stanza piena di tomi blasfemi e simboli esoterici. Cerca costantemente di entrare in contatto con l”Altra Realtà, quella popolata da Nyarlathotep e dalle divinità del pantheon lovecraftiano. In generale in questi racconti è sempre l’atmosfera e lo stile ridondante e decadente a prendere il sopravvento sulle trame. Questo rende i racconti di Pugmire particolari e pregni di un fascino senza tempo. Forse ci vuole del tempo per apprezzarli pienamente ma credo che ne valga la pena. Siamo di fronte ad uno scrittore anticommerciale che scrive quel che sente e che ha un’immaginazione macabra fuori dall’ordinario.

Le sue fantasie sono molto vicine a quell’orrore cosmico teorizzato ed evocato nei suoi capolavori dal grande H.P. Lovecraft. Nonostante qualcuno storca il naso nei confronti degli imitatori io continuo a pensare che un falso fatto bene sia comunque arte. E questo è proprio il caso di Pugmire.

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