Ricordo che nel tardo 1994, ero ormai in I liceo e cominciavo ad interessarmi fattivamente di rock e derivati vari, comprai tutta la serie di audiocassette allegate a Repubblica ed intitolate – se la memoria non falla – “Italia del Rock” : scopersi in quell’autunno mondi musicali del tutto ignorati, come come il beat rock dei tardi anni ’60 dei Giganti e dei Corvi, il prog anni ’70 degli Area, dei Garybaldi, del Banco e della PFM, degli Osanna e dei Delirium, del Rovescio della Medaglia e del Balletto di Bronzo, il cantautorato alternativo del primo Bennato, la New Wave di Diaframma e Litfiba, le prime elaborazioni elettro funk dei Bisca e compagnia cantando…
Fra tutti i pezzi ascoltati ai tempi, quello che ricordo più volentieri è, tuttavia “Sei in banana dura” degli Windopen, formazione bolognese attiva fra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, sparita nel corso degli anni a causa dell’orgoglioso rifiuto a lasciare la scena indipendente e ad incidere album con le major, nota ad alcuni per essere stata la prima band professionale di quel Roberto Terzani che, negli anni ’90, avrebbe degnamente sostituito Gianni Maroccolo come bassista dei Litifiba della svolta rock.
Uscito come singolo e compreso forse in qualche introvabile antologia dell’epoca, “Sei in banana dura” merita di essere ricordato in questo sito per la maniera inimitabile con la quale descrive lo spirito dei tempi in cui fu inciso, anni in cui la città felsinea era sospesa fra impegno politico e riflusso, fra centralità culturale e drammi che hanno segnato la storia d’Italia, come il tragico attentato alla stazione del 2. 8. 1980.
In ciò il pezzo degli Windopen, affine a certi brani degli Skiantos, recupera le sonorità di un rock sanguigno con enfasi quasi punk, retto dall’efficace sezione ritmica, dall’incalzante chitarra e da fiati esplosivi, in un folle incedere che rende ottimamente, fra slang metropolitano, non sense ed allusioni, il disagio ed il kaos che si respirava in quegli anni, quasi come un sorriso sarcastico e disorientato di chi è giovane, ma si sente ormai crescere, comprendendo che nulla sarà mai come prima.
Epocale.
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