Sogno era morto, straziato dalle Furie, e di lui non era rimasto più nulla. Lei di morti ne aveva viste tante. diciamo che, se muoveva un passo, lo faceva per portare via qualcuno dai suoi cari, quindi sapeva cosa si prova. Eppure lui ormai era svanito, e sebbene, come lei ben sapeva, di lì a poco un nuovo re avrebbe preso le redini di quel reame ora in lutto, qualcosa dentro di Lei mancava.

Scese dalla collina e si incamminò per il fitto bosco che ne stava alla base. Via via che vi si addentrava riecheggiavano nella sua testa le parole di una canzone che aveva sentito non ricordando però dove, probabilmente qualcosa scritto da una delle persone alle quali, recentemente, aveva fatto visita. A ogni passo sentiva il bosco chiudersi al suo passaggio, farsi asfissiante, rallentare i suoi movimenti con nodose radici che spuntavano dal nulla; sentiva i rami farsi di spine, stringersi minacciosamente verso di Lei.

Nell'aria aleggiava la pazzia delle Furie, che non paghe di aver sancito la loro vendetta con il sangue volevano spingersi oltre, lacerando anche chi aveva mancato loro di rispetto pochi istanti prima. Lei non si scompose. Regina delle regine, alzò lo sguardo: nel cielo brillavano le stelle, ma due di esse risplendevano più delle altre: era una luce che ben conosceva, che aveva visto negli occhi di chi non c'era più. Alzò la mano, le toccò con la punta delle dita, le portò a sé, e di colpo il bagliore rischiarò quella radura spinosa. Quando i suoi occhi poterono riabituarsi al buio attorno a sé c'era solo una radura: il bosco alle scue spalle, il cielo sopra la sua testa. Sorrise, con un gesto opposto a quello precedentemente fatto liberò le stelle scese in suo soccorso, che raggiunsero le altre disponendosi in circolo, quasi come se fossero una collana. Poi sorrise, un sorriso un po' amaro, i suoi occhi si velarono di lacrime, ma fu un nonnulla: un soffio di vento le strappò dalle sue palpebre, un soffio di vento la riportò via, verso il suo regno.

Il diadema è composto da dodici stelle, la cui natura può essere distillata e fusa in quattro lunghi movimenti, Un black metal freddo e malinconico, ancestrale e feroce, pieno di sfumature e con in nuce potenzialità ancora grezze che di lì a poco esploderanno e si materializzeranno prima nei volti di due cacciatori, poi nella forza di una torbida cascata, per poi infine smaterializzarsi per riprendere il loro posto nel firmamento (eppoi, chissà). Alla ruvidezza del black si sommano rallentamenti doom e parti atmosferiche cariche di magie, che danno un senso di sospensione mistica e di ritualità che i Nostri ben sanno sfruttare per ammaliare gli ascoltatori. E a posteriori, sapendo quello che verrà dopo, non si può non amare questo lavoro dei Lupi nella Stanza del Trono.

Elenco e tracce

01   Queen of the Borrowed Light (12:58)

02   Face in a Night Time Mirror, Part 1 (13:20)

03   Face in a Night Time Mirror, Part 2 (13:58)

04   (A Shimmering Radiance) Diadem of 12 Stars (20:22)

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