"Broadway Danny Rose " è una commedia del 1984 che reputo tra le meno riuscite di Woody Allen.

Si racconta di un impresario mediocre che perde gli artisti migliori i quali appena fiutano il successo si rivolgono ad agenti più qualificati e con intrallazzi migliori. Il film non decolla mai, resta su ritmi blandi e mollicci (è a tratti improvvisato) e gli attori non rendono per nulla. Per esempio Mia Farrow, che ritengo una raccomandata (Allen scrisse due righe di sceneggiatura per esaudire un desiderio di sua moglie), ha recita come una tazza del gabinetto ed indossa per tutta la pellicola un paio di occhiali da sole nerissimi che invalidano completamente qualsiasi espressività. L'obiettivo era creare un personaggio, ma ripeto, le caratterizzazioni della Farrow sfiorano l'ignobile ed il patetico. Inoltre, la precarietà recitativa del cantante italoamercano Canova (Nick Apollo Forte) deriva dal fatto che Allen lo abbia ripescato in una squallida bettola di periferia tentando di trasformarlo in attore. (In un'intervista il regista dichiarerà che Forte lo costrinse a rifare alcune scene anche 50 volte).

Il film inizia con un simpatico ritrovo di non specificati personaggi che discorrono in un locale su aneddoti del mondo dello spettacolo, fino ad arrivare alla curiosa storia di un piccolo impresario di artisti Danny Rose (Allen).

Danny segue come un'ombra il suo pupillo Canova, cantante italoamericano grassoccio e semialcolizzato, con un'amante (Farrow) per cui stravede, ma che pretende si liberi della moglie. Il cantantucolo va di moda, agguanta prestazioni decorose e si avvicina a platee sempre più grandi quando decide di trovarsi un agente più collaudato per sfondare davvero. Lo spettatore non può che constatare il lerciume del mondo dello spettacolo attraverso i fallimenti di Danny Rose, che per il suo uomo si era messo seriamente in pericolo. Bizzarra ed insensata la fuga di Danny con la demente amante del cantante Tina, dagli scagnozzi di un mafioso convinto che l'agente fosse l'uomo che disturbasse le sue possibilità di conquista dell'ombrosa ragazzaccia. Danny per liberarsi del malinteso depisterà gli italioti e farà picchiare a morte uno dei suoi artisti. Tragico ed agghiacciante. Danny rimarrà con un pugno di mosche in mano. Il miglior pezzo della scuderia se ne andrà con altri agenti dimostrando un'ingratitudine probabilmente ormai scontata nel mondo dello show business, nonostante gli avesse recuperato l'amante in fuga. Lascerà Danny Rose a trascorrere una ricorrenza festosa con un residuato di artisti incollocabili (come il ventriloco balbuziente ed altri storpi falliti) in una surreale serenità di consapevoli perdenti riuniti. Arriva inaspettatamente, ed è un gesto scollegato dal personaggio che Allen dipinge, Tina (Farrow) che non ha ringraziato Danny per i suoi servigi passati (e di mesi ne eran passati) che paradossalmente si ricorda di quell'insignificante omuncolo e quando arriva alla festa non si capisce davvero che cosa c'entri:balbetta,si guarda intorno stranita ed accenna parafrasi di scuse e ringraziamenti. Danny la accolgierà come amica, ed ancora mi chiedo perché.

Allen è decorosissimo e rivederlo in situazioni al limite del tragicomico vuol dire vederlo al meglio. Ma la narrazione è sconnessa e le macchiette periferiche nulle o quasi. La vicenda poi assume dei lati grotteschi, ma non è né originale né particolarmente interessante. Sconfina in dark comedy e sforacchia sul comico, non quello demenziale abbandonato da anni. A dimostrazione dell'episodio poco riuscito, il tutto si dimentica senza residui passionali dopo un paio di notti di sonno.

La freddura da ricordare, è di Danny Rose: "Grazie a Dio sono ateo".

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