Non è che sia un brutto disco. Solo che mi ha c-o-m-p-l-e-t-a-m-e-n-t-e s-p-i-a-z-z-a-t-o. Premetto: adoro gli Yeasayer. Personalmente All Hour Cymbals è stato uno dei prodotti più interessanti del 2007. Diciamo che questa volta i quattro ragazzi di Brooklyn hanno pensato bene di sorprendere un po’ tutti (tutti quelli piacevolmente ammaliati dall’album d’esordio).
La reazione al primo ascolto è stata prima dubbiosa (ma sono loro?), poi di disgusto (oddio quanto sound anni ‘80, quanti tumz, quanti rumori più che suoni). Finalmente al terzo/quarto ascolto la curiosità ha preso il posto della delusione e sono cominciate a uscire le prime impressioni.
Ni? So? Il sound è cambiato, parecchio. Se All Hour Cymbals metteva insieme gospel, atmosfere anni ’80 e un pizzico di progressive grazie alla chitarra e al look di uno dei membri del gruppo, Odd Blood sembra una forma di ottimizzazione finale. All Hour Cymbals era un frullato, un frullato col tappo chiuso però. Senza dispersioni, acerbo come solo un album di debutto puo’ essere ma non per questo senza intensità. Anzi straordinariamente energico (il brano 2080 su tutti) ed “esotico” come un vecchio disco psichedelico dei ’70. Con questo secondo album siamo passati dal frullato al sugo bello tirato e asciutto (ok basta similitudini azzardate).
Tanto per cominciare la chitarra. Dov’è finita la chitarra? Dove sono finite le incursioni gospel? Sembra sia rimasto solo il cantante e tutti gli altri componenti della band hanno deciso di scambiarsi gli strumenti. Il suono è molto più compatto, la forma-canzone è in tutti i brani. Una decisa sterzata pop. Niente di negativo, sembra fatto con molta esperienza. Eppure non posso che rimanere in parte amareggiato. La descrizione più corretta l'ha data Umoris (LastFm): «Un paio di canzoni penetrano con forza nella testa, ma alla maniera in cui lo fanno i pezzi radiofonici …non con la completezza del primo album […] Con l'aspettativa che mi ero creato, quest'ultimo album non può essere altro che deludente. Il motivo non lo so, può essere che sia proprio troppo pop e strizzi l'occhio a un sound anni '80 che un po’ ha rotto? Oppure semplicemente che sia sparito quell'alone di "indefinibile"».
Proprio questo, l’indefinibile. Sembra un disco senza magia. Psycopompe, recensendo All Hour Cymbals, parlava di una “policentricità senza equilibrio”, di un risultato sfilacciato e pretensioso ("con i piedi in troppe scarpe"). Eppure proprio lì stava il loro punto di forza. Il primo album non ammiccava in nessun modo, non c'era confusione ma una sana disseminazione, un background personale rimodellato e ripresentato con originalità. Siamo di fronte alla sindrome del secondo album? Non credo. Il primo è stata una prova ampiamente superata.
Odd Blood non è spiacevole. Tradisce le aspettative ma non lascia delusi, amareggiati si. «Il pezzo è bello - commenta Umoris parlando di Madder Red - l'intro con chitarra acustica spacca, il ritornello è simpatico e ti entra nella testa (col corettino muto furbissimo), sotto c'è una bella idea ritmica, ma... cacchio! E' di plastica!». Con quest'ultimo album gli Yeasayer si confermano svegli, energici e poco ispirati. Dei gran simpaticoni. Ma scopro che forse, alla fine, abbiamo gusti diversi. (aspettando il terzo?).
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