C'è una cosa che mi preoccupa fortemente. Il fatto che io provi queste sensazioni per gli Yes.

Ho sempre apprezzato gli Yes ma mai come da un po' di tempo a questa parte li desidero. Non credo che lascerò il mio primo amore, i Genesis, ma credo anche che non potrò più fare a meno di Jon Anderson & C. Mi sono entrati nel sangue e dal lì nel cuore. Altrimenti non si spiega perché avendo comprato due dvd da un tedesco alla recente mostra del disco usato a Lucca, uno dei Genesis l'altro degli Yes, entrambi registrazioni degli anni '70, continui a rivedermi solo quest'ultimo.

E' il 5 ottobre 1975 a Londra e su un palco alquanto scarno, dietro a un fine tendaggio bianco, sta per cominciare un concerto alla presenza di un folto pubblico che riempie uno stadio, il Queen's Park Rangers Football Grounds (per gli amici Q.P.R.).

Eccoli entrare con passo disinvolto, Alan White ci saluta. Eccoli, tutti in bianco, abiti diversi ma tutti in bianco. Niente fronzoli, quasi un alone mistico si crea tutt'intorno. Jon al centro in prima fila, alla destra per chi guarda Chris e a sinistra Steve. Dietro più in alto a sinistra Moraz e a destra White.

Propongono il tour di "Relayer", album uscito nel 1974 che almeno qui in Italia non ha trovato molto successo, forse zavorrato dal precedente troppo ambizioso e pretenzioso "Tales From Topographic Oceans" (1973). Ritengo invece che questo album sia una resurrezione degli Yes, un ritorno alla grande del loro saper fare Musica a modo loro.

Il titolo del dvd richiama "The Gates of Delirium", tipica suite dal suono Yes, così inconfondibile: parti strumentali poderose, indipendenti eppure amalgamate, dove Anderson esprime ai massimi livelli le sue doti vocali, anch'esse inconfondibili. Quell'originale modo di intrecciare strumenti solisti a formare armonia complessa ma facile da ascoltare. Il tutto a produrre un marchio: lo Yessound.

Si apre il sipario: dopo "Introduction-Sound Chaser" (con fugace citazione della bella colonna sonora di Arancia Meccanica) i Mitici si cimentano nella gloriosa "Close To The Edge", massima espressione di progressive nonchè una delle mie tre preferite in assoluto (insieme a "The Cinema Show" dei Genesis e "Lark's Tongues In Aspic" dei King Crimson). Si vede già da questi due brani che Howe è in gran forma, con i suoi assoli "spaventosi" ben seguiti dalla regia.  Segue la dolcissima "To Be Over", terza traccia di "Relayer".

Brani molto fedeli alle versioni da studio, con poche digressioni, tipico dell'era progressive. Suonano a memoria in modo impeccabile. Si sente che alle spalle hanno mesi di tournee dell'ultimo album. Unico neo: a Jon lo tradisce la voce, arriva a volte a fatica alle note alte, chiude "Soon Oh Soon" in un modo da dimenticare, imprecando subito dopo lontano dal microfono. "I've Seen All Good People" richiama vecchi successi, tratto dall'album "Yes", loro prima fatica. Senza interruzione Steve ci fa sentire (e ammirare) la sua "Mood For a Day" alla chitarra classica, tratta da"Fragile". La bellissima "Long Distance Runaround" rende omaggio ad uno dei due album più famosi e riusciti del gruppo: "Fragile". Chiudono questo primo volume due assoli, prima Moraz al piano, poi Howe con "The Clap", cavallo di battaglia anch'esso tratto dall'album Yes.

Jon Anderson - fine, dai modi gentili, una sensibilità che sprizza da tutti i pori, una voce soave inconfondibile, direi l'anti-PeterHammil (senza nulla togliere a quest'altro virtuoso vocalist del prog), un carisma da frontman pur nella sua pacatezza. 25 ottobre 1944 Londra di origini irlandesi.

Chris Squire - serio, concentrato, sicuro sul suo basso, un aspetto e un fare aristocratico, una delle migliori bestie del basso elettrico rock. 4 marzo 1948 Londra.

Steve Howe - serio, molto concentrato, lineamenti tipicamente anglosassoni, dimostra come sempre la sua bravura (in composizione e in esecuzione). E' una goduria sentirlo e vederlo. Buffo quando, chiamato a fare da coro, spesso farfuglia qualcosa non ricordandosi del tutto i testi. 8 aprile 1947 Londra.

Patrick Moraz - non convince nelle tonalità scelte per le tastiere, sicuramente il punto debole della formazione (ah, Wake, where were you?). Grande capigliatura leonina, però, e abito molto pittoresco, con quelle maniche a Ÿ che finiscono molto larghe e a punta.  24 giugno 1948 Morges Svizzera.

Alan White - un fisico quasi bestiale in evidenza con la canottierina bianca, bravo come non pensavo, molto preciso e fantasioso. 14 giugno 1949 Pelton, contea di Durham, Inghilterra.

Passione, questo si respira sul palco nell'atmosfera di quel pomeriggio del lontano '75. Facce pulite, lontano da eccessi propri di altri musicisti di quel tempo e di oggi.  Dvd da avere ma non facile a trovarsi.

Che bello sedersi in poltrona, luce spenta e cuffie, a godersi uno spettacolo fatto di sostanza, di pura sostanza...

Ecco... cioè, no, io volevo dire che... accidenti, avrei voluto esserci quel giorno al Q.P.R.

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