Nel 1985, appena dopo un anno dall'uscita del tanto osannato (ma anche odiato) "Rising Force", Malmsteen torna a stupire con "Marching Out" secondo suo lavoro, definito da molti addirittura migliore del suo predecessore. In quest'album, però, è maggiore la quantità di canzoni cantate (8, sulle 11 presenti), anche se, naturalmente, in ogni canzone c'è uno spazio adeguato per la sua chitarra.
L'album si apre con il "Prelude" di "I'll See The Light Tonight", una delle migliori dell'album, che Yngwie riproporrà nei suoi live abbastanza spesso, seguita da "Don't LeT It End", che si apre acusticamente, e alterna un riff più aggressivo ad una dolce e lenta melodia. La traccia 4 dell'album è quella che preferisco, "Disciples of hell", aperta con la chitarra classica del Maestro, che sfocia in un maestoso riff Malmsteeniano, e culmina in uno degli assoli più belli dell'album; "I am a viking", n. 5 dell'album, pomposa e autocelebrativa, è la più "pesante" dell'album, e in essa mostra tutta la sua abilità chitarristica. Segue "Overture 1383" in cui è presente una delle sue cover classicheggianti e "interrompe" cosi l'album che scorreva veloce e potente attraverso le casse, ma, dopo appena 2 minuti, ritorna con "Anguish and Fear" tutta la pesantezza e la velocità che contraddistinguono il chitarrista svedese, con tanto di duello tra chitarra e tastiera a cui Yngwie è tanto affezionato. "On the Run Again" continua questo splendido album, con la rabbiosa voce di Jeff Scott Soto e la shreddica chitarra di Johann. La traccia 9, "Soldier without Faith", che ripropone il solito schema usato dallo svedese nello svolgimento della canzone, anche se, a mio dire, questa canzone è un gradino sotto le altre. Con "Caught in the Middle" si ritorna in alto, senza però abbandonare il suo stile. L'ultima canzone, "Marching out" è la strumentale con cui si conclude l'album, in cui è presente uno struggente e delicato assolo di chitarra, che dura per tutta la canzone, svanendo poi piano piano, e concludendo uno dei migliori album dello svedese.
L'album a mio parere è bellissimo, anche se alla lunga un pò ripetitivo e, come al solito, i testi, come dire, non sono il punto forte di Yngwie. . .
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