Il ritorno di Malmsteen dopo tre anni di silenzio si celebra con questo "Unleash The Fury" che riprende l'iter compositivo del precedente(e affossatissmo dalle critiche)"Attack!"del 2002 ove l'unico reale cambiamento viene caratterizzato dalla presenza di Joakim Svalberg ai tasti d'avorio in sostituzione del piú famoso Derek Sherinian.
Stavolta peró il funambolico axeman svedese dona alle composizioni un quid carico di classicismi e riffs vibranti abbinati a ritmiche rocciose che mancava nel lavoro precedente, regalandoci apici emotivi degni di quello che fu il masterpiece degli eighties "Trilogy". Molti sono i riferimenti al glorioso platter da me menzionato, a partire della sentita performance canora dell'ispirato Dougie White per continuare con il drumming granitico di Patrick Johansson e finire, si fá per dire, con l'intricata prestazione solista del buon vecchio Yngwie. Produzione curata e professionale abbinata al mastering d'eccezione dell'arcinoto Mike Fraser, abile nel gestire gli spazi da dedicare ad ogni strumento senza per questo diminuare l'effetto dei solos del guitar-hero.
Inizio terremotante affidato alla Priestiana "Locked And Loaded", riffs fulminanti a supporto di esercizi ritmici avvolgenti e veloci, bridge-chorus molto aggressivo unito ad assoli davvero ben studiati. Altro episodio carico di energia si rivela lo storming sonico dell'incalzante up-tempo di "Cracking The Whip" mentre un'epicitá di memoria Ronnie Dio ci avvolge emozionale in "Wind Of War..."pezzo introdotto da nenie acustiche e riffs solidissimi che sfocia in un ritornello "guerresco" efficace, interpretato al meglio dall'ex Rainbow Mr. White.
L'epicismo viene riproposto in versione hard-rockeggiante nella bellissima "Cherokee Warrior" dove un Malmsteen dalla plettrata bluesy si cimenta con ottimi risultati anche dietro al microfono, producendosi in un un chorus dall'appeal ottantiano che senz'altro non mancherá di risvegliare notevoli nostalgie nei suoi fans. Deliri di matrce doom-metal ci accompagnano nella lenta e sulfurea "Revelation" ove riffs tonanti dalle sembianze statuarie duettano con la solennitá del cantante per creare una track rimembrante la vigorosa e mai dimenticata "Pyramid Of Cheops" dell'oramai lontano "The Seventh Sign".
Nel proseguire di un lavoro articolato in ben diciotto pezzi ci si imbatte nei deliri strumentali della sognante "Guardian Angel", strumentale carica di solos emozionali e tastiere malinconiche, e nelle atmosfere vichinghe di "The Hunt", epico incontro-scontro tra armonie solenni ed una sei corde spietatamente veloce.
Gran finale destinato all'anthem hard'n'heavy di "Russian Roulette" dagli ottimi riffs barocchi ed un lavoro vocale che si slancia in un ritornello facilmente assimilabile pagante un dazio pesante al periodo "Marching Out" ma, soprattutto, al capolavoro della title-track "Unleash The Fury". Introdotta da rintocchi arrembanti si sviluppa in una battaglia chitarre funamboliche-tastiere d'accompagnamento che si infiamma nelle vocals profonde e brillanti di Dougie White, ove ottimo si rivela anche il chorus, infarcito di riferimenti all'indimenticata "Queen In Love".
Inutile aggiungere che i tecnicismi di Malmsteen ci deliziano per tutto l'arco del platter e che, seppur rivelandosi assai ripetitivi, emozionano fans che incorruttibilmente seguono da due decadi la carriera dell'egocentrico(e fondamentale) guitar-hero di Stoccolma. Album fuori dai tempi e dai trends attuali questo "Unleash The Fury" continua il discorso musicale intrapreso da Malmsteen negli eighties senza variazioni di sorta, lasciando con l'amaro in bocca chi si aspettava innovazioni ma mantenedo intatto il pace e la credibilitá compositiva che allieta i suoi seguaci fin dagli inizi. Per i detrattori una nuova occasione, invece, per irriderlo.
Elenco e tracce
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