La Lizard Records, già nota recentemente per aver prodotto artisti come Nodo Gordiano, Zita Ensemble e Morkobot, aggiunge alla sua officina musicale una formazione cilena, gli Yonhosago, i quali si distinguono per la loro atipica proposta, ovvero una folle commistione sonora proveniente da un Sudamerica ricordato "progressivamente"  e storicamente parlando perlopiù per coordinate di stampo sinfonico come gli argentini Bubu, Alas, i brasiliani Bacamarte o per i più folkeggianti loro connazionali Los Jaivas.

Una base musicale che fonde i meandri più sperimentali del Canterbury con impennate di isterismi crimsoniani rappresentati da una chitarra a tratti Frippiana supportata dall'inquietante e minimale suono violinistico, un coraggioso connubio sperimentale sulla scia dei più affermati conterranei Akineton Retard. Una sorta di punto-croce sonoro, dove i musicisti son intenti a tessere delle note ottenendo come risultato del ricamo una calza degli Henry Cow con variopinti colori.  

Un minimalistico Rock da camera dal sapore ambientale apre le danze dell'album in "Deposito Ausente", una quiete interrotta da una schizoide e tagliente chitarra che detta legge secondo la bibbia nera del Re Cremisi, con un'atmosfera  condita da inserzioni elettroniche nel finale.

Molteplici son le citazioni dei King Crimson in più parti, decisamente più "Disciplinato" l'intro della seconda traccia "Enrique", quasi a fondere la cervelloticità del primo periodo Belew con l'aggressività romantica precedente, la quale si sposa perfettamente con una sorta di assolutà libertà Zappiana rappresentata dalle uniche parti vocali del disco. Le successive tracce che precedono quella di chiusura si disperdono un po' dalla corte, alternando cerebrali e intense composizioni che mettono in luce a livello strumentale le speranze e paure degli Art Bears e la complessità degli Henry Cow di "Unrest" rivisti in una chiave di lettura più moderna con la presenza di manipolazioni dei Synth.

Se apprezzate tali coordinate dell'Avant-Rock troverete questo "Descuento" del 2005 un grazioso ed essenziale lavoro, che presenta sicuramente diverse ed evidenti citazioni sonore, ma una notevole efficacia ripropositiva, se alla sola vista dei generi elencati  assumete le sembianze del noto dipinto di Barry Godber, cliccherete immediatamente in alto a destra "Recensione successiva" o tornerete a navigare su altri siti più o meno loschi di vostro gradimento.

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