Mark Fisher porta avanti un lavoro di merda nei primi anni Ottanta, è solo uno spedizioniere per la Touch And Go, però è un personaggio creativo con i comics in testa e osserva il lavoro della prestigiosa Label ma lui cosa può fare? Povero e anonimo spedizioniere.
Nel 1986 decide di dedicarsi anima, corpo e denari in una personale fanzine di fumetti che chiama "Skin Graft" e che popola di ironici soggetti e assurda ironia suscitando un discreto interesse. Un giorno (chi lo avrebbe mai detto Mark?) il business funziona abbastanza bene e gli propongono una buona distribuzione e accanto ai fumetti si inizia a diffondere l'interesse per la musica con Ep, demo ecc.
Si avvicinano a Mark Fisher e all'etichetta "Skin Graft" icone come Steve Albini oppure gli US Maple e il gioco è fatto, discreti introiti e linee guida chiare in nome di sperimentazione, rumore e qualità.
In questo contesto si cala nel 1999 la pubblicazione di "Homesickness" degli You Fantastic!
22 pezzi che vanno dai 39 secondi di "January" ai dieci minuti di "Memphis" dove si mescolano mille stili, numerosi generi, rumori, jazz, noise, incursioni elettriche, metal hardcore (vedasi "Subtraction" cover da "Arise" dei Sepultura, sì avete letto bene i fratelli Cavalera & co), collage di suoni e chi più ne ha più ne metta! Un disco in cui non si deve cercare coerenza o passaggi orecchiabili, si deve avere la predisposizione di animo per accogliere queste numerose influenze e farle proprie in un caleidoscopio che, alla fine, risulta superiore alla somma delle parti.
Si lasciano apprezzare numerosi accostamenti di suono, strumenti anche disparati, ma al contempo si resta interdetti da alcuni semplici abbozzi di canzone, talvolta lo schizzo resta tale, senza approfondire e lascia una sensazione di presa in giro, quasi come gli ironici fumetti di Mark Fisher.
Capisco infatti l'idea di improvvisazione, brevi affreschi musicali ed eleganti commistione di trombe su tappeti noise o di chitarra melodica, ma il disco ha cadute di stile e la noia si cela sempre dietro l'angolo.
Bisogna essere intellettualmente corretti verso il prossimo e dichiarare queste sensazioni, altrimenti le univoche lodi che ho letto su questo cd rischiano di fuorviare e portare ad un acquisto sbagliato per un certo tipo di platea indie o sperimentale.
Coloro che apprezzano gruppi come i This Heat potranno apprezzare questo disco, resteranno a bocca aperta in alcune soluzioni di collage sonoro oppure avranno modo di riflettere sul progresso che questo stile ha conosciuto dal seminale album omonimo dei This Heat del 1979 a "Homesickness" di venti anni posteriore, per gli altri sarà dura, molto dura.
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