Devastante: che devasta, sconvolgente, distruttivo.
Ed infatti quando il documentario “No Other Land” finisce, un silenzio pesantissimo cala sulla sala. Noi spettatori ci guardiamo negli occhi anche se non ci conosciamo e siamo completamente tramortiti: guadagniamo l’uscita lentamente come se stessimo seguendo un carro funebre.
Basel e Yuval sono due coetanei. Il primo è un palestinese che vive vicino ad Hebron nelle colline della regione della Cisgiordania di Masafer Yatta; il secondo è un israeliano che decide di sostenere il progetto semplice e coraggioso di Basel. L'idea consta nel filmare, nel modo più asciutto possibile, la violenza dei coloni e delle forze militari per realizzare un documentario che abbia la potenza per provare a smovere lo status quo.
Masafer Yatta dal 1980 è una zona di addestramento militare chiusa e il Governo israeliano, per renderla tale, decide di dar corso ad una violenta e progressiva politica di demolizione delle abitazioni della regione.
L’intento disumano è quello di rendere la vita impossibile alla popolazione locale e metterla di fronte ad un tremendo bivio: resistere in qualche modo o abbandonare la propria Terra. L’unica Terra, perché le altre non contano. Vengono filmate da Basel e Yuval le ruspe in azione che sventrano le fragili abitazioni, persino delle scuole. Se popolazione prova a ricostruire di notte, allora tornano per buttar giù tutto di nuovo e per requisire gli attrezzi da lavoro; chi si oppone ed alza troppo la voce lo fa a rischio la vita. E se nonostante questo non te ne vai, se non ti arrendi e provi a resistere accettando di vivere in una grotta sporca ed immonda, allora ritornano con una motosega e una betoniera: la recisione dei tubi dell’irrigazione e calata del cemento fresco sui pozzi sono due azioni che non riesco nemmeno a definire.
E
COSI’
VIA
ALL’ INFINITO
Il documentario ripercorre cronologicamente gli eventi dal 2019 fino alla fine del 2023, prima del 07 ottobre: non sappiamo come i produttori israelo-palestinesi siano riusciti a mantenere quella fragile e preziosa amicizia unica speranza di questi 96 minuti. L’opera è tutta qui e credo che sia superfluo continuare in inutili dettagli storici che tutti conosciamo.
Lo stile asciutto, grezzo e minimale di “No Other Land” è perfetto per lasciare un segno potente in qualunque spettatore si voglia imbattere in questo clamoroso e temerario documentario.
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