È stata dura ma ce l'ho fatta, su internet sono riuscito a comprare questo cd del quale avevo letto tanto ma che non riuscivo a procurarmi. Gli Zero Hour sono una progressive technical metal band proveniente dalla Bay Area di San Francisco, zona famosa per ben altri tipi di bands... Questo "The Towers Of Avarice" è il loro secondo full-lenght album, dopo l'omonimo esordio di due anni prima. Il genere preciso del disco in questione è particolare: se mettete "Metropolis Part II" dei Dream Theater da un lato e "A Sceptic's Universe" degli Spiral Architect dall'altro, gli Zero Hour si posizionano verso il centro, leggermente spostati verso la band norvegese. Infatti c'è tanto technical metal in quest'album, e questo è testimoniato dalla prevalenza di suoni poco melodici e molto sperimentali. Le cose che però riavvicinano la band verso lidi prog più classici sono una buona capacità di interrompere le atmosfere più ruvide con intermezzi più lenti e digeribili e una voce molto classica. I suoni sono piuttosto diretti, le chitarre spiccano con il loro gain durissimo e leggermente sporco, che si contrappone ad un suono di basso molto pulito (ma anche esso bello in evidenza per il volume di registrazione volutamente alto); la batteria ha dei suoni molto effettati, simili a quelli di "Images And Words" dei Dream Theater.

Caratteristico il concept dietro a questo lavoro, mi è difficile riassumerlo in poche parole, perciò prenderò a prestito una altrui definizione (abilmente tradotta dal sottoscritto =D): "Un concept che parla di persone che combattono contro l'oppressione in un futuro distopico regolato da un'oligarchia". Forse non troppo originale, ma efficace. Il principale merito di questa musica è di riuscire a trasmettere un forte senso di tensione, smorzato a volte dai già citati cambi di climax, ma sempre pronto a ripresentarsi con le ritmiche taglienti del lavoro dei musicisti.

In sintesi un disco non facilissimo, adatto ad orecchie già abituate a questo genere di musica, che nonostante la scarsità di melodia lascia trasparire un buon gusto compositivo, oltre all'innegabile qualità tecnica della band. Consigliato ad appassionati e curiosi.

Elenco e tracce

01   The Towers of Avarice (07:52)

02   The Subterranean (04:11)

03   Stratagem (08:06)

04   Reflections (03:56)

05   Demise and Vestige (15:47)

06   The Ghosts of Dawn (05:30)


  • Recensione: Opera:
    Dear de-recensoreo Monsieur Giorrrrrrgio, essendo per natura un curiosone (direi di più et meglio: un letterale ficcanaso.. con tutti i, spesso pessimi, risvolti della quaestionem) Le dirò che la Sua azione de-recensorea mi incuriosì assai anzichenò; altresì mi rendo conto che il de-commentato disco è un poquito lontano dagli attuali sfasciabili-ausculti, but essendo stato (nella notte dei tempi) un estimatore del primo lavoro del Teatro del Sogno, una chance gliela darei più che volentieri. Ossequi cordiali et anche di più. Your S.C. di (s)fiduciam.
  • Giorrrrrgio
    25 nov 05
    Recensione: Opera:
    ti auguro di trovarlo... non è così facile, ANZI... ciao ciao
  • Anonimo
    26 nov 05
    Recensione: Opera:
    Una recensione da evitare.
    Un disco da nonprendere nemmeno in considerazione.

    Ogni tanto mi chiedo perchè vengano pubblicate certe recensioni.

    Imbarazzante.
  • Giorrrrrgio
    26 nov 05
    Recensione: Opera:
    ma chi cazzo ti conosce? stattene a casa tua, no?
  • Anonimo
    10 ago 06
    Recensione: Opera:
    Bel disco, ma solo per gli amanti del progressive estremo...se non altro qualcosa di diverso!
  • ThirdEye
    17 ott 06
    Recensione: Opera:
    Anche questo disco, oltre a a sceptic universe, è una sfida; sono abbastanza simili, anche se gli Spiral Architect sono un pochino più ostici....A lungo andare però, questo tipo di prog molto estremo stanca parecchio, superato l'impatto iniziale si incomincia a intravedere il fondo di questi album, a sentirli freddi e vuoti. Comunque, se non li conosci ti consiglio anche gli Spastic Ink, hanno fatto due album; questi sono più vari e meno monocorde, mischiano metal, jazz, fusion, prog il tutto estremizzato, ma arrangiato e suonato con ottimo gusto, e con una buona dose di ironia e divertimento che non guasta mai.
  • Pulp
    4 nov 06
    Recensione: Opera:
    Album assolutamente tecnico,sembra essere suonato da macchine.Meraviglioso nella sua freddezza.
  • acqualife
    14 giu 08
    Recensione: Opera:
    la rece è discreta ma l'album è insulso

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