“This band makes me forget all the shit of the world”. Questo commento di un utente di youtube ad una loro canzone riassume al meglio la spensieratezza che riescono ad infondere nell’animo gli Zeus. Vi state chiedendo se vengano dal Peloponneso? Vi aiuto dicendovi Arts & Crafts. 

Eh già, questi quattro scalmanati e spettinati dei dell’olimpo vanno ad allargare la prolifica scena indie-rock canadese. Tre quarti dei componenti della band di stanza a Toronto sono inoltre da sempre compagni di viaggio di Jason Collett, formando con lui i Dark Horse, registrando e andando in tour per il progetto solista del chitarrista dei Broken Social Scene. “Say us” ci propone una frizzante scaletta di brani dall’impronta sixties che non disdegna affatto la sponda più rock di quel decennio, che sarebbe poi presto sfociata nel rock dei Led Zeppelin, per dire un nome.

Pur presentando una formula ripercorsa migliaia di volte da altrettanti gruppi, gli Zeus riescono nel miracolo di non risultare stucchevoli, evitando di cadere in facili clichè. L’impronta Beatles/Kinks non emerge subito, l’album si apre infatti con “How Does it Feel?”, brano più vicino ai Queen che non ai maestri del pop. Ma ecco le limpide tinte sixties sfavillare qua e là: “Fever to Tell”, “Greater Times on The Wayside”, la giocosa “The Renegade”, sospesa tra una canzone di Ringo Starr e gli White Stripes. “River by The Garden” è un vintage rock autoironico vicino a quello dei Cake. Non mancano momenti più concitati come la febbrile “You Gotta’ Teller”, con l’hammond protagonista. Il doppio knockout di “I Know” e “Marching Through Your Head” scioglierrebbe anche il gelido cuore del più brutale despota: mielosa e gaia marcetta synth-pop la prima, inno alla gioia rock’n roll la seconda. Nel finale l’album si concede anche un po’ di solennità con la bella “Heavy On Me”. Impossibile scontentare qualcuno: ce n’è sia per gli amanti del pop più casto che per quelli del classic rock tutto chitarre, sentire per credere.

Non so voi ma io sono terribilmente sollevato nel sapere che la fuori ci sono ragazzi come gli Zeus. Grazie a loro cambia l’umore della nostra giornata, ci fanno sorridere dentro, rendendoci parte della loro leggerezza. Così per qualche istante tutta la merda di questo mondo la lasciamo volentieri alle nostre spalle.

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