C'è un'immagine ricorrente in questa serata: è lo sguardo ipnotico con cui Stef Kamil Carlens sembra accompagnare verso il pubblico le note che ha appena modellato con la sua voce tenera e incredibile. Sembra quella di un freak che vive tutto solo in una piccola stanzetta, e da lì sussurra le sue poetiche dolcezze, racconta le sue bizzarre trovate e grida le sue disperate passioni. Questo se chiudo gli occhi.
Se li apro, vedo SKC a un metro da me, sul palco del FreeMuzik di Brescia. Un 34enne Peter Pan belga che i vestiti se li disegna da solo, e che si disegna da solo (aiutato dal ghigno malato di Tom Pintens e dagli altri Zita Swoon) anche il modo di intendere la musica, modificandolo da un disco all'altro in base al suo mood e sfumandolo sempre con avanguardistica raffinatezza.
Questa è la volta di "A Song About A Girls", e dunque delle sfumature grigio-rosse di un pop sperimentale e retrò allo stesso tempo.
Si inizia con i sorrisi francesi di Individu Animal, si passa dai tenui desideri di Hey You, Whatshadoing? e dal blues sottile di Me & Josie On A Saturday Night.
Tom Pintens è perfetto con i suoni stralunati della sua chitarra; li usa per riarrangiare secondo le nuove sfumature pezzi vecchi, in apparenza lontanissimi, come Hot Hotter Hottest, Circumstances e Song For A Dead Singer, proposta in una versione scheletrica e intensissima.
La chiusura della prima parte è affidata ad un crescendo di movimenti frenetici: le ossessioni di Thinking About You All The Time, la follia di Pig Chase (Stef, la sua diamonica e il disordine), il sensuale cubismo di Remember To Withhold ("I'm working really hard, I wanna hear her shout...!") e infine la doppia apnea di Disco! e People Can't Stand The Truth, con un SKC sciamano matto e tarantolato.
Negli encore, i sei belgi tornano intimisti, e mi regalano (oltre alla classe di Ice Guitars, tesa e creativa) Our Daily Reminders e Tv Song, antichi gioielli che non hanno bisogno di riarrangiamenti: brillano nella loro semplicità, ipnotici come lo sguardo di Stef, fragili come la sua voce.
Lasciatemi esagerare (ché forse è l'unico modo per trasmettere quel brivido che non ha abbandonato il mio sorriso per tutto il concerto): il più bel concerto, finora e da qui a un bel po'.
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