Primo concerto in Italia per i 30 Seconds To Mars, band statunitense composta dai fratelli Jared e Shannon Leto, rispettivamente voce/chitarra e batteria, Tomo Milicevic, chitarra, e Tim Kelleher, basso. Non amano inquadrarsi in nessuno dei generi musicali attribuitigli, come emo-core, glam-rock o nu-metal; più semplicemente, riescono a rielaborare in modo molto originale e interessante alcune idee di artisti loro precedenti o contemporanei, come ad esempio i Nirvana, gli Incubus, i Linkin Park.

Si presentano al Metarock di Pisa con notevole ritardo, più per motivi logistici e climatici che per propria volontà. L'intro con Carmina Burana, nel suo cantato solenne e crudele, prepara il terreno a quello che si sperava fosse un concerto migliore, sia per durata, che per qualità.

Il primo brano in scaletta è A Beautiful lie, la title-track del loro secondo album: inizialmente la voce di Jared Leto non convince, prende male le note e si affida al coro del pubblico che lo supporta sempre volentieri. Oltretutto anche le basi dei primi brani eseguiti, non erano all'altezza dell'esecuzione, nonostante tutte le ottimizzazioni eseguite dai tecnici.
A seguire Battle of one, uno dei brani più energici e sintetici dell'album, su cui il frontman salta, balla e si dibatte, recandosi puntualmente e fedelmente dal fratello Shannon alla batteria, forse alla ricerca di conferme e approvazioni.

Finalmente arriva From yesterday, annunciata dal leader della band con un tono sinceramente emozionato; uno dei brani più belli dell'album, una sorta di viaggio interiore, una crisi mistica espressa con dolcezza prima e con rabbia poi: infatti sono interessanti i passaggi vocali così repentini dall'armonico allo "screaming", con l'eco che fa la sua buona parte.
Molto meglio le ballads, grazie alle quali la voce di Jared Leto si manifesta finalmente per come è in realtà: vellutata, fluida, ma che sa anche colpire per la sua potenza ed estensione. Infatti per le introspettive e poetiche The story e Savior l'esecuzione è stata ineccepibile, come anche per Praying for a riot (nel CD è la ghost-track che parte dopo il 12' di A modern myth).

Approfondendo sulle performance degli altri musicisti, sottolineo la grinta di Shannon Leto alla batteria, ma anche la scordinazione del nuovo arrivato, Tim, il sostituto di Matt Wachter al basso; infine il fedele Tomo Milicevic ha mantenuto un buon livello come seconda chitarra. Purtroppo per mancanza di tempo (occorreva lasciare il palco agli inossidabili Afterhours) il concerto è terminato con The Fantasy, in cui la prima frase non lascia dubbi su quanto detto prima, circa le influenze di altri artisti: "With the lights out it's a little less dangerous" ovvero un chiaro omaggio ai Nirvana. Ci sono mancati dal vivo degli ottimi pezzi come R-Evolve, A modern myth e soprattutto nessun brano dal primo album, come l'energico singolo di esordio Capricorn (A brand new name), la roboante Fallen o la criptica Buddha for Mary.

Una band che deve crescere molto, dal punto di vista delle esperienze live; probabilmente tutti i disguidi e le imprecisioni sono dovuti anche al recente cambio di formazione, vista l'uscita dal gruppo del bassista Matt Wachter e l'entrata veloce, per esigenze di tournée, di Tim Kelleher. Probabilmente Jared Leto continua ad essere più famoso come attore (co-protagonista in film del calibro di Alexander, o Lord of War, e in numerose produzioni indipendenti), ma attraverso la musica con i 30 seconds to Mars ha dato spazio alle aspirazioni artistiche che teneva nascoste, e che ha realizzato grazie al fratello, ai vari musicisti che hanno collaborato al progetto e a una sapiente produzione in studio.

Good promises.

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