Il ritmo inquietante delle macchine. Il gelido pulsare dei bassi. Lo schizofrenico frantumarsi delle melodie. Intrappolato in un locale buio e rumoroso, danzo a tempo di musica, attorniato da sconosciuti in una città sconosciuta. Mi muovo in sintonia con la musica dei 65daysofstatic, che ancora una volta hanno fatto centro. Ancora una volta hanno creato la perfetta traduzione in musica del mondo di oggi, post-moderno e iper-tecnologico.

Danzo in mezzo a ragazzine con gli occhi troppo truccati e il seno scoperto. Danzo tra questa folla di automi con sembianze umane. Danzo e il mio corpo sembra sdoppiarsi e muoversi in ogni direzione, incapace di capire questo futuro già scritto. Ballo tra centinaia di persone, ma mi sento solo. E da solo seguo il ritmo scomposto di "Prisms", che si apre in una melodia post rock che dilania il cuore. Volo sopra tutte quelle teste, aleggio nell'aria come se potessi scappare da qui, abbandonare tutto, tornare indietro a come il mondo era molto tempo fa. Fuori da questo locale l'universo si sta sgretolando, sta per implodere. Il mondo collasserà e nulla potrà mai tornare come in passato.

Il pianoforte che accompagna la bellissima "The Undertow" mi riporta a quando non c'erano dittatori a comandare il mondo, a quando il cemento non aveva ancora preso il posto dell'erba. Mi fa fantasticare, mi fa pensare agli uccelli nel cielo che ora non si fanno più sentire. Alle foglie rosse e gialle dell'autunno, che ora marciscono e non rinascono più. I brani post apocalittici dei 65daysofstatic, ancora una volta non smettono di meravigliare, di farci provare ancora le emozioni che ci lacerano le membra. Sono tornati a farci sognare, a donarci estasi e speranza. I 65daysofstatic l'hanno fatto di nuovo. Il futuro, potrà avanzare velocissimo, ma in fondo, da qualche parte nel nostro mondo, pulserà sempre la musica che alimenta i nostri sogni di una vita felice.

Continuo a danzare il mio ballo frenetico. Una danza epilettica, in mezzo al buio tridimensionale. "Blackspots" è cattiva e ipnotica, una sintetica colonna sonora dell'universo che si accartoccia su sè stesso. L'elettronica dissezionata si mescola alle chitarre riverberate, e il pavimento sotto ai miei piedi diviene l'unico appiglio per non perdere la poca umanità rimasta in questo angolo di mondo oscuro e robotico. Le macchine hanno conquistato l'intero pianeta. Orde di androidi ci controllano, spiano la nostra vita e la rendono priva di empatia. Il cielo è sempre più grigio, le strade ci inghiottono e il cemento ci mortifica.

In questa notte, in questa futuristica discoteca, ballo a tempo con la batteria spezzettata di "Sleepwalk City". Il locale è pieno, le ragazze passano davanti a me, alcune si fermano e si mettono a ballare con me, altre mettono in mostra il loro corpo nudo e bianco. Alla fine, sono ancora convinto che qualcuno, da qualche parte, stia cercando di evadere come me, stia cercando di portare la mente altrove per sperare ancora in un ritorno alla vita di prima. I 65daysofstatic forse sono come me, uomini che hanno vissuto nel mondo pacifico di un tempo e che lo rivogliono indietro. Attraverso la loro musica intrisa di melodica speranza, emozionano, sconvolgono, fanno in modo che il nostro cervello si libri nella fantasia e si tolga di dosso quest'apocalittico e inevitabile futuro.

L'improvvisa dolcezza di "Taipei" ferma il tempo e lo spazio, e io solo posso muovermi. Cosa sta succedendo? Le centinaia di persone sono ora come manichini di metallo e plastica, uomini e donne bloccati nel trascendentale futuro. Cammino veloce verso l'uscita, i grossi portoni si aprono ancora prima che io possa toccarli. La musica non si è fermata, e batte nel mio petto allo stesso ritmo del cuore. La pioggia acida mi bagna la testa, le spalle. Cammino in pozzanghere dai colori cangianti, attraverso strade nere come la pece. Cammino e continuo a sentire la musica provenire dalla discoteca ancora ferma in un tempo che non avanza più. Tutto in questa città è fermo, niente si muove. Cosa succede? Solo il mio corpo corre alla ricerca della salvezza. Una fuga disperata da questo mondo che si sbriciola di giorno in giorno. Le vie nebbiose e fredde sono deserte. Laggiù vedo qualcosa. Laggiù in fondo vedo altre presone. Uomini, donne e bambini che, come me, avanzano nella notte senza tempo. Chi sono? Perchè tutto si è fermato? Una bambina dai capelli color dell'oro si volta e mi guarda, poi sorride. Ora la luce è più intensa, i miei occhi faticano a rimanere aperti. Riesco a scorgere un passaggio stretto apertosi in mezzo alla notte, riesco a scorgere il sole. Da quanto non vedevo il sole, da quanto aspettavo questo momento. L'ultima cosa che sento in questo mondo distrutto è la splendida ed eterea "Safe Passage", brano testimone della speranza che non muore mai. Un pianoforte bagnato di lacrime di gioia, un suono elettronico che infonde sicurezza. Sono arrivato, davanti a me il varco luminoso. L'universo scuro alle mie spalle si chiude, smette di esistere. Siamo salvi, adesso siamo al sicuro.

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