Questo disco è uscito l'anno scorso su Thin Wrist Recordings ed è stato ristampato solo ora da Tak:til / Glitterbeat Records per il mercato europeo, ma praticamente ascoltandolo alla lunga - sebbene alcuni spunti ricorderanno fenomeni musicali che hanno ottenuto una certa attenzione e riconoscimento mediatico solo negli ultimi anni - sembrerebbe un disco uscito direttamente dallo scorso decennio.

Diventa difficile infatti, al di là poi delle sfumature sonore nelle diverse composizioni, non considerare questo disco come il proseguimento di una certa tradizione sonora alternative negli Stati Uniti d'America e che ha trovato poi sfogo nel tempo anche nel vecchio continente e nel nostro paese. Si pensi ad esempio agli Zu, che sicuramente hanno ottenuto grosso credito e riconoscimenti anche nel resto del mondo. Anche se a me questo disco in particolare ha fatto molto pensare ai Rosolina Mar, una breve e fugace esperienza nell'underground veneto che pubblicò un paio di dischi veramente forti nella metà del primo decennio di questo millennio.

Il pensiero vola immediatamente a formazioni come gli Slint e i Tortoise, musicisti come Don Caballero e generi musicali come il post-rock, nella sua forma più hardcore e meno pomposa (siamo lontani dal sound di band come Godspeed You! Black Emperor oppure Mogwai oppure This Will Destroy You oppure Explosions In The Sky oppure...) oppure in quella sua derivazione più 'intellettuale' che poi viene definita math-rock e a fenomeni musicali quasi unici nella loro eccentricità come l'avant-rock dei Sun City Girls

D'altra parte, appena si mette su questo disco, non si può fare a meno di pensare a quella grande e storica esperienza musicale che poi sarebbe il rock dell'Africa Occidentale ('tishoumaren') e che è stato letteralmente 'portato alla luce' dal boom dei Tinariwen e di tutti i loro figliocci e derivati attirando l'attenzione su quella regione di musicisti come Hugo Race, Chris Eckman, Chris Brokaw e quella di etichette importanti tra cui appunto la Glitterbeat, che attinge spesso e volentieri da quelle parti per le sue pubblicazioni.

I 75 Dollar Bill vengono da Brooklyn, Stati Uniti d'America. Nascono come duo dall'incontro tra il chitarrista Che Chen e il percussionista Rick Brown, ex Run On e collaboratore seriale negli anni proprio dei Tortoise. Il progetto nasce improntato al minimalismo e alla proposizione di sonorità rock-blues e ingegnose costruzioni e pattern math-rock.

Chiaramente la formazione si amplia nel tempo assumendo musicisti sempre diversi nelle diverse session che i due propongono nei vari locali di Brooklyn e poi in studio. In questa occasione, il loro ultimo disco si intitola 'Wood / Metal / Plastic / Pattern / Rhythm / Rock', fanno parte della band anche Carey Balch, Rolyn Hu, Cheryl Kingan, Andrew Lafkas, Karen Waltuch. Le registrazioni sono avvenute in tempo diverso e in location diverse tra il 2014 e il 2015 per lo più in diversi studi di Brooklyn. Da segnalare, tra i diversi producer, la presenza di una figura importante nella storia dell'avant-rock come quella di Tony Maimone dei Pere Ubu.

Il disco si compone di quattro tracce. Dall'attacco del primo pezzo subito avvertiamo quelle influenze già richiamate del sound nordafricano di band come Tinariwen, Tamikrest, Terakaft. 'Earth Saw' è una traccia monotonica e ripetitiva, le cui finalità sono volutamente quelle di creare un groove in qualche maniera ipnotico e nel quale trascinare dentro di forza l'ascoltatore e di tenerlo incollato all'ascolto per tutta la durata del disco.

Con la seconda traccia, 'Beni Said', cominciano a entrare in gioco diversificazioni nel suono anche a livello strumentale, con l'introduzione di strumenti come il contrabbasso e la viola, il sassofono. A quelle atmosfere tipicamente Tinariwen si affiancano rimandi orientaleggianti a una certa psichedelia degli anni sessanta che la tradizione vuole cominciata dai Beatles e i Rolling Stones e che paga pegno al pensiero e alla musica tradizionale indiana e Ravi Shankar. Questi elementi vengono introdotti all'interno della traccia gradualmente fino a un crescendo psichedelico, un vero e proprio mantra che si risolve in un vortice di suggestioni droniche. In 'Cummins Falls' la fa da protagonista Rick Brown nell'uso delle percussioni che ricreano atmosfere tribali e rituali tipiche di band alternative europee e devote a una certa contaminazione di suono tra il rock degli anni settanta e la musica africana come i Goat. 'I'm Not Trying To Wake Up', la traccia che chiude il disco, è una lunga session di quattordici minuti che comincia con una deflagrazione di sonorità noise e poi si traduce in una lungo episodio di musica avant-rock nello stile dei Sun City Girls e che è ipnotico e allo stesso tempo ricco di dettagli come possono essere solo le opere musicali più colte, ma senza perdere quel certo spirito selvaggio e tipicamente rock che costituisce una costante dell'intera opera.

Il giudizio finale per un'opera che sembra tanto composita quanto allo stesso tempo per le sue prerogative e i suoi fondamenti, oggetto di improvvisazioni, è sicuramente positivo. 'Wood / Metal / Plastic / Pattern / Rhythm / Rock' è un disco suggerito a chi è storicamente appassionato a sonorità rock più sperimentali e d'avanguardia ma anche a chi ama il rock degli anni settanta e la musica progressive, a chi piacciono le contaminazione. È un disco intelligente e 'elementale', anche se probabilmente in fondo non particolarmente innovativo e forse in ogni sua singola traccia troppo ripetitivo e minimalista per poter durare e resistere al tempo.

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