Curioso per me recensire un lavoro di Andy Kuntz, acclamata voce della progressive metal band tedesca dei Vanden Plas, curioso perché, lo dico da subito non posso proprio considerarmi un fan della band, che troppo spesso ho trovato prolissa e troppo pomposa, nonostante siano conosciuti per essere sobri ed eleganti… bhè questioni di punti di vista.
Ma torniamo al lavoro di cui tratta la pagina e che ora vi presento: sto parlando di “The Little Boy’s Heavy Mental Shadow Opera...”, firmato da Andy sotto il moniker Abydos, nato nel 2004 e che vede tra le fila della band Stefan Glass alle chitarre assieme a Michael Krauss (entrambi impegnati anche alle tastiere) ed Andreas Lill alla batteria, già compagno di Kuntz nella loro band madre, i Plas, nomi che assicurano un livello tecnico elevatissimo, cosa che si riscontrerà per altro durante l’ascolto del platter.
Questa opera, suddivisa in dodici pezzi per un totale di circa 70 minuti, si presenta già da un primo ascolto decisamente ben concepita, si trovano infatti momenti in cui l’heavy metal si fa spazio, dando vita a parti corpose ed “aggressive”, alle quali si alternano momenti più delicati, maggiormente influenzati dal progressive rock e dal rock melodico di estrazione ottantina.
A stupire nell’album, oltre alle composizioni decisamente curate e strutturate, è sicuramente la voce del cantante tedesco che, mai come questa volta si dimostra capace di variazioni melodiche, risultando estremamente a proprio agio nelle parti più basse (che ho sempre trovato la parte meno interessante nei dischi della band madre del singer) così come in quelle più alte, nelle quali la voce si presenta pulita e delicata.
Come detto prima si alternano per tuta la durata del disco momenti dolci come la splendida “You Broke The Sun”, nella quali si possono ritrovare quasi delle rimembranze dei Beatles, alternate a momenti più tipicamente progressivi; impossibile risulta non citare “Far Away From Heaven”, introdotta da un incipit di piano al quale si lega poi la calda voce di Kuntz che si attesta su un registro medio alto: la traccia si trasforma poi in una canzone più tipicamente vicina ai canoni progressive, nella quale grande risalto risulta avere l’apporto delle tastiere che rendono l’ensemble musicale molto più carico di pathos.
L’altra faccia del disco, ossia quella più heavy è invece rappresentata da songs quali “Hyperion Sunset”, nella quale si nota come il gruppo sia legato alla tradizione metal, proponendoci un pezzo rapido, dotato di riffs potenti e di una base ritmica presente ma mai eccessiva.
A cavallo tra le due anime troviamo poi pezzi come “Abydos”, che viaggia su binari poco definiti, presentandosi camaleontica e in continua evoluzione: la prima parte, introdotta dalle linee vocali di mr. Abydos, viene accompagnata da suoni estremamente cupi di sottofondo che accentuano la già marcata emotività del pezzo; è quando poi entra in scena il piano che il clima cambia, diventando una traccia dal sapore agrodolce, in bilico tra disperazione e calma. Da applausi risulta essere inoltre il testo che vi invito a leggere con estrema attenzione.
Da citare OBBLIGATORIAMENTE anche la suite finale, rispondente al nome di “A Boy Named Fly” che con i sui oltre 12 minuti di evoluzioni strumentali, accompagnati da un’estrema attenzione al lato emotivo e melodico, con dei cori che riportano alla mente i migliori Queen, con tra le altre cose, l’apporto di una voce femminile da togliere il fiato. Splendida inoltre la ripresa del tema centrale di “Far Away From Heaven”, che riporta alla mente quanto già fatto dai colleghi Dream Theater nella suite del loro “Images & Words”.
Non vi starò qui a commentare anche le altre canzoni, anche se sarebbe doveroso citarle tutte vista la bellezza di ogni singolo pezzo, perché sennò dovrei dilungarmi troppo e non voglio farvi perdere altro tempo.
Tirando le somme, questo “Abydos - The Little Boy’s Heavy Mental Shadow Opera...” è un disco da avere, non solo grazie ad un’estrema piacevolezza in fase d’ascolto, ma anche grazie ad un lavoro certosino dietro, che gli permette di uscire fuori dal gruppo delle dozzinale uscite progressive che ci continua a propinare il mercato discografico oggigiorno.
Chiudo la recensione augurando un buon ascolto a tutti quanti.
Tracklist
1) The Inhabitans Of His Diary
2) You Broke The Sun
3) Silence
4) Far Away From Heaven
5) Coppermoon (The Other Side)
6) Hyperion Sunset
7) God’s Driftwood
8) Radio Earth
9) Abydos
10) Green’s Guidance For A Stategy Adventure Game
11) Wildflowersky
12) A Boy Named Fly
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