Fra i cd che gli AC/DC composero fra il '74 e il '79 questo, "Dirty Deeds Done Dirt Cheap", è il meno ricordato e pubblicizzato (al pari di Powerage), ma ha mio parere non ha niente da invidiare al suo predecessore e constituisce un tassello fondamentale nell'evoluzione "hard blues" che i nostri portarono avanti fino alla morte del loro rock'n'roll singer, e che ha in canzoni come "Overdose" il punto di arrivo.
La prima traccia è la più tosta dell'album, quella "Dirty Deeds..." in cui abbiamo pure il piacere di ascoltare la voce, non proprio celestiale, di sua maestà Angus Young. Nella track che segue si comincia ad avvertire quel hard blues che contraddistinguerà gran parte del cd: in "Love At First Feel" il riff iniziale si ripropone per per gran parte della canzone (in puro AC/DC style), intervallata da quei tocchi di Angus che rendono le canzoni irresistibili. "Big Balls" assomiglia molto ad un monologo di Bon, in cui gli strumenti fungono solo da accompagnamento. Da qui, con la quarta canzone, il ritmo sale: "I'm a rocker, I'm a roller, I'm a right out of controller", l'andamento rockbilly di "Rocker" fa subito venire una gran voglia di muovere il culo (pericolosa da sentire durante l'ora di storia), e ci traghetta dritti a "Problem Child", che per me ha in assoluto uno dei riff più stupendi che Angus abbia mai tirato fuori dalla sua 6 corde (felice anche la scelta di riproporlo alla fine della canzone).
Poichè so per certo qualcuno contesterà a priori la mia scelta di definire l'album hard blues, perchè non me lo dite voi come catalogare "There's Gonna Be Some Rockin'"?, che secondo me è molto più vicina al blues che all'hard rock, per cui... HARD BLUES! "Ain't No Fun" è forse l'unica mezza caduta del cd, forse perchè troppo lunga, forse perchè non decolla mai. Quest'ultima pecca è però sanata alla grandissima dalla più bella canzone del cd: "Ride On". Al ritmo lento che si respira nella prima parte risponde una dolce accellerata nel refrain, ma dopo un attimo un breve assolo di Angus ci riporta a quell'andamento stupendo che ne aveva caratterizzato la prima parte; da qui è una somma di emozioni, che vanno dal gaudio di quando Angus da spettacolo, al relax che ti avvolge ascoltando la voce di Scott: lasciatevi cullare da questa ballad, che è considerata, non a torto, l'episodio più bello degli australiani quando si tratta di suonare in modo lento. L'ultima traccia, "Squealer", non aggiunge niente al quadro generale.
La voce di Bon Scott, impastata di alcol e fumo, si valorizza tantissimo in un cd come questo (che sembra essere fatto a posta per essere suonato in club fumosi), in cui Angus (vorrei ricordare che era solo 17enne) non fa molte cose, ma in quelle che fa è sempre perfetto. Il maggiore difetto del cd è di non contenere quelle grandi "hit" che sono invece contenute in "High Voltage" (It's a long way to the top e T.N.T.) e "Powerage" (Riff Raff su tutte), prendendo in esame dischi dello stesso livello.
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