L'enorme successo di "Back In Black" fa crescere esponenzialmente l'interesse verso gli Ac/Dc, i quali, dopo "For Those About To Rock" sfornato appena un anno dopo BIB, ci regalano (siamo nel 1983) "Flick Of The Switch". L'album confina da una parte con i fasti di "Highway To Helle" e Back in Black" e dall'altra con l'involuzione della seconda metà degli anni '80 (vedi il fiacco "Fly On The Wall"). È forse il più trascurato della discografia degli Ac/Dc, che qui si cimentano addirittura nella fase della produzione (e purtroppo si sente!), propone dieci songs che passano via quasi sotto traccia, poco proposte in sede live, penalizzate da una produzione piatta e incapace di dare quella profondità, quella maggiore concretezza che avrebbero meritato episodi comunque buoni come "Rising Power" (bello l'assolo) e "Guns For Hire".

Procediamo però con ordine: dopo l'opener, "This House Is On Fire" è più che discreta, un gran riff di Angus si insegue con la batteria di Rudd (che lascerà il gruppo durante la registrazione dell'album, per tornare nel '95 con "Ballbreaker"); la title-track ha un bel ritornello ma alla lunga risulta ripetitiva (lo stesso dicasi per "Nervous Shakedown"). "Landslide" viene suonata a mille con Rudd di nuovo in evidenza, la già citata "Guns For Hire" e "Deep In The Hole" (granitica). Il livello dell'album, fin qui discreto, si abbassa con "Bedlam In Belgium", "Badlands"e "Brain Shake" (quest'utlima vede un Brian più stridulo che mai): tre brani-riempitivo che si trascinano stancamente verso la fine senza lasciare alcun segno. Complessivamente "Flick Of The Switch" avrebbe meritato una maggiore concentrazione da parte dei f. lli Young: i brani sembra che non vedano l'ora di finire (solo due tracce su dieci superano i quattro minuti di durata) e, salvo pochi spunti originali, finiscono per assomigliarsi l'un l'altro.

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