Gli A.C.T sono un gruppo nato nel 1995 in quel di Malmö, Svezia.

La band è formata da Herman Saming (voce), Ola Andersson (chitarra), Peter Asp (basso), Jerry Sahlin (tastiera) e Thomas Lejon (batteria) : quattro geniali artisti, innovativi e fuori dagli schemi che con il loro terzo album "Last Epic" (2003) mantengono clamorosamente le promesse fatte con "Today's Report" (1999) e "Imaginary Friends" (2001).

Il loro genere non è facilmente classificabile. A livello tecnico potremmo parlare di un progressive metal, ma sarebbe sbagliato ferrmarsi a questo, perchè l'attitudine non è affatto metal e anzi tocca ambienti hard rock, pop e sporadicamente reggae, jazz.

Una proposta quindi ricca di contenuti che potrebbe allettare tanti e mi auguro (per voi) che ci riesca.

"Last Epic" è un concept: la storia si svolge all'interno di un edificio e ruota intorno ai diversi comportamenti degli inquilini; per buona parte è l'edificio stesso a fare da narratore, lamentandosi di essere trascurato. Surreale.

Dopo l'intro orchestrale, spetta a "Waitings From A Building" aprire le danze con i suoi continui controtempi a sostegno di un perfetto brano solare e melodico: è come se la tecnica dei Dream Theater si unisse alle melodie dei Queen (un ibrido che sfido chiunque ad ignorare) e lo stesso dicasi per "Mr. Landford" .

"Torn By A Phrase" è un brano dalla struttura complessa: parte come un classico pezzo hard rock, per poi svilupparsi in morbidi passaggi acustici, nei quali il cantante dà il meglio di sè,e intermezzi strumentali originali e mai slegati fra loro.

"Ted's Ballad", come suggerisce il titolo, è invece il brano più lento ed emozionante.

Dopo l'esercizo strumentale "Dance Of Mr Grunble" (replicato anche in "A Loaded Situation") arriva "Manipulator", il pezzo forse meno atipico,nella sua struttura prog metal, comunque reso personale dalla band con delle ritmiche insolite per il genere.

In "Wake Up" sono poi presenti incursioni reggae mentre in "The Observer" non mancano quelle jazz, il tutto con naturalezza e senza strafare.

Siamo quasi giunti al termine ed ancora la noia stenta ad insinuarsi in me. Anzi "The Cause" e "The Effect" aumentano i giri e, con i loro bellissimi ritornelli, portano un senso di spensieratezza e allegria che non fa mai male (li uso come antidepressivi).

La conclusione è affidata a "Summary", che funge da riassunto a quanto già ascoltato, mescolando in un unico brano un pò tutti gli elementi già analizzati.

Che altro dire: grande band questi svedesi dal cuore caldo, la tecnica al servizio della creatività.

Consigliatissimi.

Carico i commenti... con calma