Ecco.
In queste prime splendide giornate di primavera, quando il sole dell'inverno, come ogni anno, comincia a riprendere come per incanto la vitalità della sua infanzia, e a rimanere in piedi ogni giorno un pò più a lungo...
Ecco, quando tutto il Creato, con leggerezza e soavità, comincia nuovamente a giore della gloria di un estate in arrivo ...
Ecco...
Quello che ci vuole è un nuovo disco degli Afterhours, giusto per tornare con i piedi per terra, ... nell'attesa che con tutto il resto del corpo finiscano sotto.
Manuel Agnelli (insieme ai suoi Afterhours) è un fottuto genio, insomma.
Altrimenti non si capisce come, dopo tanti anni di carriera, siano riusciti, pur rimanendo se stessi, a concepire un disco del genere, giusto in tempo per questa stagione.
Il finto-dadaismo "blues" di Capitan "Filetto" Beefheart nello stesso disco con il Canterbury contaminato di jazz di Robert Wyatt
Impossibile?
No, possibile, anzi, reale, grazie a Manuel, e probabilmente al ritorno di Iriondo (ascoltare per credere).
Insomma, un disco ostico, malato, variopinto di grigio.
Folle (vedasi lo spazio pubblicitario messo ironicamente a disposizione nel mezzo dell'album).
Con la voce di Agnelli che gioca, sin dal principo, a fare il Demetrio Stratos.
Un disco di cui la parte forte, a mio avviso, non sono le ballate.
Un disco con pezzi che ricordano un gruppo vecchio, gli Afterhorus.
Ma sopratutto un gruppo nuovo, gli Afterhours.
Insomma, chapeau.
Ma da prendere a piccole dosi.
Elenco tracce e video
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Altre recensioni
Di Giordyboy
L'album è un fottutissimo grande disco.
La musica, come ogni forma d’arte, segue le regola della bellezza. La bellezza si svela lentamente, all’inizio appare incomprensibile.
Di MaGonk
Il singolo che anticipava l'uscita dell'album diceva: "La tempesta è in arrivo".
Padania esce come il migliore disco degli Afterhours (finora), riscattando il gruppo dal mediocre "I Milanesi Ammazzano il Sabato".