Sono corso verso il Nilo” è l'ultimo libro che ho letto, scritto da ʿAlāʾ al-Aswānī nel 2018, scrittore egiziano paragonato allo scomparso Nagib Mahfuz (premio Nobel per la letteratura nel 1988).

Ne ho letti altri tre suoi in queste ultime settimane, ovvero “Palazzo Yacoubian” del 2002, rifiutato da molti editori arabi per le tematiche espresse (ed ora ritenuto uno dei più venduti nel mondo arabo), pubblicato in Italia solo nel 2006, a cui va aggiunto un film tratto dal romanzo e presentato sempre nel 2006 al Festival di Roma col titolo omonimo.

In successione ho letto “Se non fossi egiziano” del 2004, una serie di racconti dove vengono messi in mostra i vari caratteri negativi degli egiziani, che vanno dai vizi (non differenti dai nostri...) alle cattiverie, ipocrisie, invidie, servilismo e mancanza di rispetto nei confronti di tutto e tutti, senza farsi mancare una buona dose di corruzione temi che ritrovai già espressi anche in “Palazzo Yacoubian”.

Successivamente mi lessi Cairo Automobile Club del 2014, un resoconto amaro della fondazione e della conduzione di tale istituzione gestita negli anni '40 dagli inglesi che facevano il bello e brutto tempo in Egitto, dove le tematiche sono identiche agli altri romanzi e ne fuoriesce un ritratto poco lusinghiero del popolo egiziano e di chi lo comanda (ehm, comanda è la parola giusta poiché “governa” è solo un'utopia).

In “Sono corso verso il Nilo” ritroviamo le medesime tematiche negative ma stavolta viene descritta quella rivolta giovanile (repressa in ogni maniera fino agli omicidi e alle torture perpretate dai servizi militar/polizieschi) conosciuta da noi come “primavera araba” che sfocerà nelle grandi proteste di “Piazza Tahir” e che porterà alle dimissioni del (corrotto/corruttore) dittatore/presidente Muhammad Hosni Sayyid Ibrahim Mubārak.

Leggendo questo libro mi son ritrovato più di una volta a pensare amaramente che le nefandezze continuano a perpretarsi da parte di chi detiene il potere nei confronti dei cittadini, e di conseguenza alla tragica storia di Giulio Regeni stritolato da quegli stessi “apparati” egiziani che vengono descritti nel libro e niente, anzi no, dubito che si arriverà presto (sempre se vi si arriverà...) ad un'ammissione veritiera di quel che gli è accaduto e che vengano poi puniti tutti i vari politici, militari e poliziotti coinvolti, poiché nei vari libri di ʿAlāʾ al-Aswānī si può leggere fin dove arriva la lunga mano del padrone (chi detiene il potere) nei confronti dei suoi schiavi (ovvero non solo i suoi cittadini ma qualsiasi essere umano che entri in Egitto).

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