Immaginate il deserto.

Silenzio di un'eternità confinato in una frazione di secondo. Cosa pensereste se questo vi si prostrasse senza resa alcuna? A quale santo vi votereste (sempre che ancora ce ne siano)? Immaginate di ritrovare la speranza, in un libro. E che "libro" poi: una bibbia. Pura blasfemia per chi di blasfemia si nutre, puro conformismo per chi la blasfemia odia. Immaginate un viaggio, lungo come un continente intero, spianato da ogni cementifera forma di vita, corroso da un sole radioattivo e pluri-potenziato dall'esplosione di 2000 effetti serra contemporanei.

Immaginatevi, là, fra quelle dune arse dall'estate perenne di un mondo che non conosce più inverni, nè tanto meno la pietà umana.

"The Book Of Eli", è quanto di più vicino a ciò che a mio deplorevole avviso il cinema contemporaneo (nel senso temporale del termine, non artisticamente parlando), abbia mai prodotto negli ultimi 10 anni. Quì sopra, ho cercato di riunire, sforzandomi di concentrarne l'essenza intera, quella che è l'anima di una pellicola in cui ci possiamo dimenticare di "gentucola"come Denzel Washington, Gary Oldman e Tom Waits (tutti e tre, a dir poco magistrali, per interpretazioni, carattere e scandenza di espressioni). Mi permetto di dirlo, e con estrema franchezza: durante la proiezione, ho distolto lo sguardo dai volti! E ne parlo senza vergogna, senza presunta auto-referenzialità pseudo-analitica, e se mi permette pure quest'ultimo francesismo, senza "cazzi" !

Finalmente, dopo tentativi vergognosamente celebrati nel recente (avatarissimo) passato, un film con una Fotografia.

E Che, Fotografia!

Signori, questo non è un film. Nè tantomeno un "western", come dallo stesso Oldman affermato durante una lunga e piacevolissima intervista da me più che osannata, inerentemente al "making of" di questo lungo-metraggio.

Miei cari post-apocalittici lettori, questo, è il futuro!

Fotografato, filtrato, dipinto e inquinato, del nostro miserevole ammasso di rocce ed acqua che è il pianeta Terra.

Eli (Denzel Washington) come un corroso Caronte del nuovo millennio, vi trasporterà in esso, attraverso lande desolate di pura assenza umana, di bucolica violenza filo-primitivista, di sfrenata tendenza al cannibalismo, e ancor più, di sfrenata ricerca esistenziale/introspettiva. 

Attraverso una irriconoscibile quanto rasa-al-suolo America, il nostro affronterà le avverse difficoltà della fame (quella vera), della sete (quella altrettanto Vera), della sporcizia e dell'infezione, facendosi largo fra spazi illimitati e mancanza di morale allo stato neutrinico. Il suo scopo, il pluri-selvaggio West, i cui "cowboy", praticano sevizie, impiegano Panzerfaust ed autoblindo, scorribandandando indisturbati in onore del Dio Nulla.

Attraverso questa cadaverica poltiglia (più a striscie che a stelle), il motivo centrale della pellicola: l'eterna, fottutissima, balbuziente quanto storpia, lotta tra il bene (quello fatto dai deboli e i menomati) e il male (quello fatto dagli stolti, i meschini e gli approfittatori). Il tutto senza l'appropriarsi di nessun arbitrario fine, concetto grazie al quale, una Bibbia, diventa oggetto spirituale vero, reale, credibile, ultrasimbolico, e (incredibile a dirsi!) indispensabile.

Osanna ai fratelli Hughes, che decidono di sfruttare una produzione tirata per miracolo a conclusione. Ossequie ad Atticus Ross, che con la sua "Panoramic", mi sta rovinando notti, mattine e tramonti. Onore allo stesso Washington, che ha così creduto nel film, da metterci addirittura di tasca sua sonante!

In conclusione.

Credenti o non, salmodianti o meno, questo film brucia di radioattivo ardere, di calor proprio, di tepore arcano misto a sabbia.

Mi sembra di vedermi, passeggiare in una San Francisco deturpata da decenni post-atomici.

Mi sembra di percepirlo, il nauseabondo aroma di carne umana lungo sperdute autostrade dimenticate dalla memoria.

Mi sembra di sentirlo, il fetido odore di quel bar, in cui Eli chiede di che bere, e riceve di che colpire.

Mi sembra di sentirlo: il mondo di domani.

Un desertico cimitero senza confini e senza morale.

Il futuro che tutti noi sentiamo sussurrarci dalla mente..

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