Albert Ayler (n.13/7/1936), originario di Cleveland, è stato uno dei più grandi sassofonisti del jazz post-modernista americano. Suonò nel 1952 rhythm & blues assieme al cantante Little Walter Jacobs. A fine decennio si trasferì a New York e dopo aver prestato servizio militare in Europa, emigrò assieme al pianista Cecil Taylor a Copenaghen e a partire dal 1962 viaggiò per due anni in lungo e in largo in Scandinavia suonando il sax tenore. Sempre nella capitale danese nel 1963 registrò con musicisti locali il suo primo disco; questo venne pubblicato in Europa con il titolo My Name Is Albert Ayler (Debut Records) e negli Stati Uniti come Free Jazz (America Records). L'album conserva composizioni classiche e popolari ri-arrangiate da Ayler con un insieme di sonorità stridenti e sovracute eseguite in maniera violenta, veloce e fuori tempo; molti puristi del jazz canonico gridarono allo scandalo ma con questo primo lavoro in studio dimostrò una fantasia che catturò l'attenzione di diversi appassionati europei.

L'anno successivo verrà pubblicato "Spirits" (Debut Records) il primo di una fortunata trilogia, anche conosciuta come "i tre dischi degli spettri", un neologismo per identificare il suo personalissimo stile denso di vibrazioni e fluttuazioni costanti. Le altre due geniali produzioni del periodo, che procedono sullo stesso stile sperimentale e di ricerca, sono Ghost (Philips - 1964) e Spiritual Unity (Esp-Disk' - 1965). Dopo la scoperta del musicista da parte del produttore statunitense Robert Altshuler, un grosso calibro della Atlantic Records, questi pensò per lo stesso ad alcune incisioni in studio destinate al mercato scandinavo. Ayler era infatti una presenza costante all'interno dei programmi radiofonici musicali della Radio Nazionale Danese ascoltato con grande interesse anche in Svezia e Norvegia. "Spirits" venne registrato in studio a New York e solo grazie all'interessamento del secondo produttore, un danese appassionato di jazz che lavorava per l'ambasciata americana a Copenaghen, Jergen Frigaard, venne dato alle stampe un anno dopo dall'esordio solista appunto in Danimarca. I pezzi che compongono l'album erano già stati pensati e provati durante la permanenza in terra scandinava, tutti e quattro fortemente inspirati alla tradizione musicale svedese, stravolta e ri-arrangiata in un coacervo strumentale a mo' di maratona sonora senza precedenti con il prezioso, inappuntabile e onnipresente supporto del batterista Sunny Murray, di Norman Howard alla tromba, un fedele compagno di viaggio anch'egli come Ayler proveniente da Cleveland, di Henry Grimes al basso, altra giovanissima scoperta di Cecyl Taylor con alle spalle un'importantissima collaborazione con Thelonious Monk, e di Earle Henderson, secondo bassista d'origini svedesi emigrato in america.

La musica di Albert Ayler e della sua "piccola" orchestra, di seguito scomposta e ricostituita con il trombettista Don Cherry, il contrabbassista Gary Peacock e l'amico di sempre Sunny Murray, è vera avanguardia, oltrepassa i confini del jazz e anche del free jazz più intransigente; Ayler gioca con i suoni e li combina, li stratifica, li divelte per giungere all'essenza più intima del mezzo che adopera senza scadere mai in facili e scontate emozioni. Il jazz diviene quindi esperimento assoluto di uno ed un solo esecutore. Dopo una lunga serie di collaborazioni, di concerti definiti memorabili e di svariate incisioni per la Esp-Disk e per la prestigiosa Impulse, il cinque novembre del 1970 Albert Ayler scomparve in circostanze misteriose, verrà ritrovato morto qualche settimana dopo lungo l'East River a New York.

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