"E tu che una mattina mi hai svegliato il nome pero' non lo dico ti dico solamente che non ero nel mio letto e neanche nella mia citta' mi son svegliato e avevo tanta fame ma dentro il frigo tuo non c'era niente mi son voltato e dopo averti vista un'insalata ho preparato ne gradisca un po' anche lei e insieme al seno tuo ci voglio fare un'insalata con un po' di fieno e mi è stato risposto non farla perché una mucca potrebbe morire per te"
Vorrei rinverdire l'esordio di questo cantautore atipico nel panorama italiano che ci ha dato qualche manciata di belle canzoni e poco più, sparito nel giro di una decina d'anni nel sottobosco di "quelli che ci sono ma non si vedono".
Una scelta consapevole o piuttosto una figura "poco interessante" a livello mediatico ?
Quello che più ci importa adesso è sottolineare lo stato di grazia con cui nel 1979 (quasi 30 anni fa!!) esordiva questo ragazzotto diafano e già mezzo anoressico che cantava in semi-falsetto bozzeti e situazioni stralunate, zeppe di non-sense con una sensibilità più femminile che mascolina.
Un cantautore delicato ma anche irriverente che si scagliò con veemenza contro Roma, intesa coma "modus vivendi" tra il cialtrone e l'inaffidabile a favore di una Milano più seria e professionale (cavalcando uno stereotipo tutt'ora diffuso, soprattutto al nord!). Fortis passava tranquillamente dallo sberleffo e lo jaccuse di "A voi Romani" appunto alla poesia leggera, notturna e fragile de "Il Duomo di notte" o "In Soffitta", passando per versi leggeri e stralunati di "Nuda e senza seno" o "La sedia di lillà". Insomma un piccolo capolavoro di delicatezza e di felicità di scrittura, complice probabilmente il grosso apporto musicale dato da questo fior fiore di musicisti: patrick dijvas: basso elettrico francone mussida: chitarra acustica - elettrica flavio premoli: pianoforte, moog - harp ? piano elettrico claudio fabi: pianoforte - piano elettrico claudio pascoli: sax gigi mucciolo: tromba johnny capriuolo: trombone gianni ziglioli: fisarmonica-marimba... praticamente tra i migliori sessionist del periodo che gravitavano nella Milano musicale di allora.
Un disco baciato dalla Musa ispiratrice che raramente il nostro riuscì a ripetere negli anni a venire, benchè qua e là abbia sempre racimolato qualche canzone degna erede di questo lavoro bello e fragile allo stesso tempo che negli anni ha mantenuto intatta la magia che lo ha visto nascere. Ascoltare per credere.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di Viva Lì
«Milano e Vincenzo» è una velenosissima invettiva che rasenta l'insulto più greve.
Un esordio cantautorale genuino e uno degli album più armonici degli ultimi trent'anni.
Di withor
"E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta banda di ruffiani e di intriganti..."
"La sedia di lillà ha il dono di non lasciarmi mai indifferente ogni volta che l'ascolto, fosse anche la millesima."