Nel 1979 il piemontese (di Domodossola) ma milanese di adozione (anche se dopo vari "pellegrinaggi") Alberto Fortis pubblica il suo primo album, intitolato semplicemente "Alberto Fortis". La gestazione è molto lunga in quanto il discografico romano Vincenzo Micocci già da quasi un paio d'anni pare avesse promesso ad Alberto che avrebbe inciso il suo primo disco, facendogli anche firmare un contratto discografico, ma poi non se ne era fatto nulla. Avendo intuito che se avesse aspettato ancora non si sarebbe cavato il classico ragno dal buco, Fortis lascia la sua prima (potenziale) casa discografica IT, di Micocci appunto, per passare alla Polygram e pubblicare così, finalmente, il suo primo disco. Per farlo si avvale della collaborazione dI ottimi musicisti, fra i quali i componenti della PFM: la musica di tutto l'album è dunque sicuramente ottima vista la qualità degli esecutori (potremmo definirla un pop di classe con qualche "innesto" rock), ma lo sono anche i testi, i quali sono in quasi tutto il lavoro onirici, sfuocati, sognanti, anche non-sense ed ermetici. Ma i primi due brani che aprono l'album sono tutt'altro che onirici e sognanti, ma molto più concreti: "A voi romani" e "Milano e Vincenzo". E' come se Fortis avesse voluto mettere intenzionalmente questi due brani in apertura del disco per rispondere molto polemicamente ai "responsabili" della situazione descritta in precedenza, dai quali evidentemente si sentiva preso in giro. Cioè è come se avesse voluto dire: "Ecco, intanto rispondo a "voi" per farvi capire quanto siete stati str..zi e poi procedo con gli altri brani del disco per farvi capire cosa vi siete persi". Ed ascoltando gli altri brani, effettivamente penso non avesse tutti i torti! E non c'è dubbio che nei primi due brani Alberto abbia colpito decisamente forte i suoi "bersagli": direttamente il romano Vincenzo Micocci in "Milano e Vincenzo", ed i romani in generale in "A voi romani"; questi ultimi poi contrapposti in negativo agli abitanti del Nord in generale ed ai milanesi in particolare ("Mi piacciono i tuoi quadri grigi, le luci gialle, i tuoi cortei, oh Milano, sono contento che ci sei. Vincenzo dice che sei fredda, frenetica e senza pietà, ma è cretino e poi vive a Roma, che ne sa?", da "Milano e Vincenzo"). Anche se successivamente lo stesso Alberto ha cercato di "addolcire" un pò il tutto, dichiarando che il brano "A voi romani" non era un attacco agli abitanti di Roma da parte di un cantante del nord, ma una critica al potere, di cui Roma era il centro nevralgico. Ma penso che questa sua "interpretazione autentica" sia dovuto soprattutto ai molti problemi che tale brano ha causato nella sua carriera: praticamente per un periodo non ha potuto più fare concerti a Roma e dintorni, ed è stato anche a lungo censurato e ostacolato sempre a causa del brano "incriminato". D'altronde, è molto difficile nascondere la mano dopo aver gettato il sasso, anzi i sassi. E che sassi!!: "E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta banda di ruffiani e di intriganti, camuffati bene o male, da intellettuali e santi, io vi odio a voi romani tutti quanti. Siete falsi come Giuda, e dirvi Giuda è un complimento, e vivete ancora adesso avanti Cristo, e trattate gli altri come i vostri nonni coi cristiani, io vi odio a tutti quanti voi romani"; "Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere, oh Vincenzo io ti ammazzerò perchè, perchè non sai decidere". Ma veniamo agli altri (splendidi) brani del disco: "Il Duomo di notte" è una bellissima canzone dedicata, appunto, al Duomo di Milano ma descritto in maniera ermetica, sognante, onirica, che si "mescola" con riflessioni sulla vita, accoppiata ad una melodia veramente azzeccata dettata da pochi semplici accordi suonati al pianoforte: per me, un capolavoro! Il testo di "In soffitta" è veramente criptico, ed anche in questo caso la melodia che accompagna il brano è molto bella: io,riguardo al testo, ci vedo un uomo accusato ingiustamente di qualcosa che decide di farla finita prima che siano i suoi accusatori a "condannarlo", ma naturalmente è solo una mia interpretazione non suffragata da nessun elemento, neanche indiziario! Anche "Nuda e senza seno" ha un testo abbastanza ermetico anche se molto più ironico e divertente del precedente, supportata non a caso da una musica più vivace e pimpante: "E insieme al seno tuo ci voglio fare un'insalata con un po' di fieno, e mi è stato risposto non farla perché una mucca potrebbe morire per te": forse la mucca muore per la mancanza di fieno, servito per fare l'insalata con il seno? Chissà! Io comunque, fra le righe, leggo una relazione di coppia che sembra felice ma che in realtà non lo è affatto: "E ridi ridi amor di quel che dico non ti puoi immaginare quant'e' vero, perché mi vedi buono e remissivo, ma il pensiero mio più vivo guarda, non lo saprai mai". "La pazienza", nel testo, sembra alludere al rimandare perennemente azioni anche importanti se non decisive e poi per questo avere in seguito grossi rimpianti per non aver, in pratica, concluso nulla: da incorniciare l'inciso "Non so se capisci, fai schifo e pietà"! "Sono contento di voi" è un'altra bellissima canzone in cui si confrontano i problemi attuali con la visione che si avrà degli stessi da anziani e soprattutto con le reazioni inevitabilmente mutate che gli altri avranno verso di noi nei due periodi della vita: "Sono contento di voi che mi aprite la porta, sono contento di voi che allungate la mano, sono contento di voi che mi offrite la cena, sono contento di voi che richiudete piano. Lo sono anche di voi che mi scavate il sangue, lo sono anche di voi che volete asciugare, lo sono anche di voi che mi rifate nuovo, lo sono anche di voi che tornate a bagnare"; stupendi inoltre, quasi commoventi, i versi "E pensare che quando vecchi parleremo, le battaglie, i premi e le viltà saranno dei ricordi e l'età che va e non domanda mai l'ora di libertà da te, da giochi e guai". Anche il brano "L'amicizia" penso sia una risposta ai "discografici romani", anche se con toni leggermente più sfumati ed indiretti rispetto ai due brani di apertura: "Come farai a parlare di bontà del tuo lavoro, come farai a parlare di te che tremi e sudi, come farai a credere negli altri, che desideri ammazzare se non ti dicono "bravo". Come farai a rubare il sole che era tuo e come farai a non essere doppio nella tua persona di uomo che vive e di amante". Ho lasciato volutamente per ultimo il brano "La sedia di lillà": per il sottoscritto uno dei più belli e struggenti di sempre, anche se molto triste. In questo pezzo si parla di un tetraplegico (Stava immobile nel letto con le gambe inesistenti) che, sopraffatto dalla sua menomazione fisica, alla fine decide di farla finita in maniera tragica (Sono andato a casa sua, sono andato con i fiori, mi hanno detto che era uscito, che era andato a passeggiare; ma vedevo l'ombra appesa, la vedevo dondolare, l'ombra non voleva stare sulla sedia di lillà): ora finalmente "l'ombra" si era liberata della sedia di lillà (ovvero la sedia a rotelle) visto che non voleva starci più, ossia si era "staccata" dalla sedia stessa impiccandosi. Anche il lungo e bellissimo finale strumentale rende benissimo il pathos che si sprigiona dal brano. Questo pezzo ha il dono di non lasciarmi mai indifferente ogni volta che l'ascolto, fosse anche la millesima: anche questo è il grande potere della musica, a mio avviso. In conclusione, si tratta di un ottimo album sia nei testi che nelle musiche, il quale contiene fra l'altro dei brani che sono diventati dei classici della canzone d'autore italiana, che conoscono tutti (o quasi): "Il duomo di notte", "La sedia di lillà", "Nuda e senza seno", le stesse "A voi romani" e "Milano e Vincenzo". Il disco, inoltre, fu baciato da un grande successo commerciale quando uscì, cosa abbastanza rara per un album d'esordio. C'erano altre due recensioni di questo lavoro, entrambe peraltro molto buone a mio parere. Ho cercato di aggiungere altro che non fosse già presente nelle due citate recensioni, ma non so se esserci riuscito oppure no: ai poster(i) l'ardua sentenza!

Elenco tracce samples e video

01   A voi romani (03:23)

02   Milano e Vincenzo (03:14)

03   Il Duomo di notte (03:59)

04   In soffitta (02:27)

05   La sedia di lillà (05:18)

06   Nuda e senza seno (03:43)

07   La pazienza (03:00)

08   Sono contento di voi (04:46)

09   L'amicizia (03:50)

Carico i commenti...  con calma

Altre recensioni

Di  vonhesse

 Un piccolo capolavoro di delicatezza e di felicità di scrittura.

 Un cantautore delicato ma anche irriverente che si scagliò con veemenza contro Roma.


Di  Viva Lì

 «Milano e Vincenzo» è una velenosissima invettiva che rasenta l'insulto più greve.

 Un esordio cantautorale genuino e uno degli album più armonici degli ultimi trent'anni.