Nella piccola bolla musicale in cui vivono quelli come me accade spesso che le situazioni si intreccino, gli eventi si rincorrano, le fantasie si facciano gli occhi dolci a vicenda e poi, sul più bello, si dissolvano senza un perché, lasciandoci come dopo un sogno bagnato.
Frastornati, imbarazzati, confusi ma tutto sommato rinfrancati dal sapere che tutto sia stato soltanto frutto dell'immaginazione.
Per esempio, quando nel gennaio del 2015 Matt Skiba fu annunciato come turnista per un concerto dei blink-182, io ricordo di aver pensato che alle volte, per intercessione di un qualche dio gotico che tutto vede e tutto può, sia possibile avere il meglio di due mondi che da un certo momento in poi hanno incominciato a guardarsi, ad annusarsi, ma mai senza intenzioni serie.
Il debutto ufficiale in studio nel settembre dello stesso anno, in sostituzione di Tom De Longe, dissipò ogni dubbio.
Potenzialmente si sarebbe potuto trattare dell'alba di una nuova era per i blink-182, la cui luce riflessa si sarebbe posata su Matt ed i suoi Alkaline Trio, l'occasione per espandere gli orizzonti di una fanbase -quella dei vedovi De Longe- verso una band con la stessa attitudine che però trova riscontro in un catalogo di dischi solidi, oramai divenuti culto per tutto il circuito punk-rock.
Dopo due album 'cosí cosí' conditi da una manciata di buone canzoni griffate Skiba quali "Darkside", "No Heart To Speak Of" e "Black Rain", il risveglio: è un giorno di ottobre del 2022, Matt é già da tempo al capezzale del padre malato quando i blink-182 annunciano il reintegro di De Longe nella storica formazione a tre.
Il ritorno alla realtà grida che gli Alkaline Trio, nel frattempo, sono ancora attivi. Seppure a singhiozzo.
"Is This Thing Cursed?" é targato 2018 mentre "E.P", un tre tracce che riserva "Minds Like Minefields" come unica soddisfazione, é l'ultima pubblicazione risalente al 2020.
In mezzo la serie "Past Live", una residency di quattro serate al Metro di Chicago.
Siamo al presente. Derek Grant ha lasciato il suo posto dietro le pelli (sostituito dal veterano Atom Willard, già Offspring, Angels & Airwaves ed Against Me!), non prima di aver completato le sessioni in studio per questo "Blood, Hair, and Eyeballs".
Aver registrato la batteria su nastro prima, aver costruito le canzoni da zero poi, gioco forza rende il decimo lavoro in studio del trio dell'Illinois qualcosa che se non é un nuovo inizio, ci va ugualmente molto vicino: le differenze stilistiche e compositive fra i songwritings di Skiba e Andriano si assottigliano, modellando un suono che rende l'ascolto fluido ed avvincente come mai fino ad oggi.
Questo approccio si presta anche a una nuova complessità nella struttura dei brani, ora decisamente meno prevedebili rispetto alla formula strofa-ritornello, affiancando chitarre febbrili ed ispirate a melodie irresistibili.
"Hot for Preacher" setta il tono di una tracklist che scava nel post-hardcore col riffing di "Versions of You". Un Dan Andriano mai così scorbutico cede il passo al bridge di Skiba, come se "Is This Thing Cursed?" si fosse concluso con un finale aperto ancora tutto da esplorare.
É già accaduto che i due si avvicendassero alla voce -é praticamente una costante- ma mai con risultati tanto sorprendenti. L'ingresso di Andriano nel post-chorus di "Shake With Me" é uno dei momenti più euforici della band, mentre "Teenage Heart" mescola il mazzo con i suoi continui cambiamenti nella melodia, nel mood e nel cantato.
Aria di novità, dunque.
Tanto a livello musicale che contenutistico.
Nascosto dietro una copertina che strizza l'occhio ad un certo cinema Pulp ed alle sue locandine, si cela tutto l'umorismo nero ed autoironico che ci aspetterebbe da Skiba dopo la parentesi piuttosto castrante come terzo blink a tempo determinato.
La visione del mondo macabra e putrescente degli Alkaline Trio, che ha plasmato un suono rendendolo peculiare, è ora pericolosamente sovrapponibile alla realtà.
Solo che invece di assurgersi a profeti che ammoniscono la natura vile del mondo in agguato appena sotto la superfice, Matt e Dan liberano la propria umanità attraverso questi undici nuovi pezzi per dirsi fragili e preoccupati esattamente quanto noi. Improvvisamente siamo tutti Alkaline Trio.
Stiamo parlando di una formazione che ha sempre avuto la capacità di posare sulla realtà circostante uno sguardo diverso rispetto al resto di noi -e per molto tempo questa differenza si è manifestata attraverso racconti di terrore e violenza- ma ora il loro obiettivo è un altro.
Questo lavoro si propone nella nobile missione di trovare l'umanità in mezzo alla paura che permea le nostre quotidianità.
Per certi aspetti è un peccato: parte della loro cifra sta nel modo in cui hanno sempre abbracciato il sensazionale. Ora, invece, riflettono ed elaborano attraverso la loro musica.
"Blood, Hair, and Eyeballs" é un disco confortante, una decisione intelligente di cambiare tattica, una dimostrazione che non si può mai essere soli se si ha gli Alkaline Trio.
Il che, se mi é permesso, é una buona notizia. Per quanto cruda, avvilente e sgomenta, la realtà é sempre meglio di certi sogni bagnati.
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